GENOVA - "La Missione 6 Salute del PNRR, Piano nazionale di ripresa e di resilienza, è una occasione unica della sanità e noi non dobbiamo perdere questo treno anche se pesa la carenza del personale. Nel 2026 avremo un territorio più ricco di risposte e ospedali più liberi tenendo presente che l'ospedale sotto casa non è sempre la scelta migliore". Così l'assessore regionale alla sanità Angelo Gratarola a Primocanale durante l'ultima puntata di 'Terrazza incontra la sanità pubblica e privata della Liguria'.
"Una volta per tutte si cerca di portare a termine l'interazione tra ospedali e territori per promuovere la funzione tipica di un territorio, cioè una medicina di bassa e media complessità, di prossimità vicino al cittadino - spiega Gratarola -. Questo per sgravare gli ospedali da funzioni che non sono proprie e che generano sovraffollamento all'interno dei pronto soccorso con ore di attesa perché bisogna ricordare che il 70% della gente che è lì non dovrebbe esserci, ma ci va perché non trova una risposta sul territorio".
Per le case e gli ospedali di comunità c'è chi parla di rischio scatole vuote ma l'assessore Gratarola non ci sta: "Su questa partita gioca sicuramente il rischio del personale, ma non possiamo pensare di non investire perché c'è il timore che fra qualche anno non ci siano medici e infermieri. Questa è la visione che in genere hanno hanno i detrattori, cioè quelli che pensano che si stia facendo tanto rumore per nulla. Io non credo invece che le cose stiano così anche perché ci sono attività che noi oggi teniamo all'interno degli ospedali e che possono essere assolutamente portate al di fuori".
"Il territorio deve diventare davvero un luogo dove il cittadino possa trovare risposte di media-bassa complessità, l'ospedale sotto casa non è sempre la scelta migliore, spesso potrebbe essere anche una perdita di tempo se la patologia ha bisogno di strumenti ma soprattutto di capacità tecniche specifiche. Questa separazione che è già in atto si concluderà nel marzo 2026 e allora dovremmo avere un territorio più ricco di risposte e ospedali più liberi".
"Il problema personale rimane ma nel 25-26 questo numero potrebbe essere molto meno carente rispetto a quello che vediamo oggi - conclude Gratarola - perché nel 2020 le specializzazioni hanno quasi raddoppiato il loro numero ma bisogna che il lavoro sia orientato e per questo compito è fondamentale l'interazione tra l'Università da un lato e la Regione stessa dall'altra. La carenza di personale vale in tutto il Paese e anche al di fuori dei confini italiani perché pure all'estero c'è una crisi di vocazioni".