GENOVA - Una tragedia inaspettata quella della neonata di quattro mesi morta nella giornata di ieri nel quartiere di Albaro. Per la piccola sono ancora in corso le indagini, con la salma messa a disposizione all'Autorità Giudiziaria, così da decretare che cosa sia successo.
La sindrome della morte in culla, o sudden infant death syndrome (Sids), colpisce i bambini tra un mese e un anno di età. La definizione Sids, che non corrisponde a una precisa patologia, si applica quando si possono escludere, (previa autopsia e analisi accurate dello stato di salute del bambino e delle circostanze della sua morte), tutte le altre cause note per spiegare il decesso del neonato, da malformazioni a eventi dolosi.
A fotografare la situazione a Primocanale è Antonella Palmieri, la coordinatrice del centro regionale Sids-Alte: "La morte improvvisa del lattante, apparentemente inspiegabile, viene definita come SIDS, quindi proprio come morte senza causa. Questo si può solo fare dopo una serie di accertamenti, di indagini cliniche che il nostro gruppo ormai da anni svolge nei confronti di questi bambini, soprattutto per dare delle risposte alle famiglie".
Ecco quindi cosa fare per cercare di prevenire la tragedia: "È logico che la SIDS da sola, come senza causa, può essere comunque aiutata in un discorso di prevenzione - spiega la coordinatrice -. Noi sappiamo che questi bambini possono essere in qualche modo protetti. La protezione incomincia proprio nelle fasi iniziali della vita: durante il sonno il bambino deve dormire sulla schiena, il bambino neonato deve dormire vicino, nella stanza dei genitori, ma mai nel letto con i genitori. Il letto è il momento dei giochi, delle coccole, quando tutti sono svegli, ma nel sonno il bambino deve dormire fuori dal letto dei genitori. Non deve stare in una stanza particolarmente surriscaldata e non deve essere troppo coperto. Adesso che sta incominciando una stagione particolarmente fredda, per chi fuma in casa: il bambino deve stare assolutamente lontano dal fumo, perché il fumo è indiretto e può essere una delle cause. Il pargolo può e deve assumere il latte della mamma, che è una grande protezione, e può usare anche il ciuccio, perché il aiuta le alte vie a liberarsi e il bambino può, come dire, avere una vita più tranquilla, maggiore aiuto nella respirazione.
"Questo è tutto il mondo della prevenzione. A questo si associa anche una comunicazione, che deve essere non terrorizzante quando una mamma o un papà hanno il loro bambino, perché è un momento di fragilità, quindi diciamo che è una sicurezza, mai un qualcosa che può far presagire una tragedia terribile - conclude -. Ma anche una comunicazione per il dopo, perché... Ecco, questo è un punto fondamentale perché i genitori devono capire che cosa è successo. Lo facciamo soprattutto per questo".