GENOVA - La Liguria è una delle prime regioni italiane a essersi attivata durante la pandemia per avere un team altamente specializzato nel biocontenimento che permetta il trasporto e la gestione di pazienti affetti da malattie altamente contagiose in condizioni di sicurezza. A Pratica di Mare il servizio sanitario dell'Aeronautica Militare ha organizzato uno specifico corso di “Gestione dei soggetti affetti da patologie infettive ad alto contagio e corretto utilizzo dei sistemi di biocontenimento” per il team ligure a cui hanno partecipato 12 tra medici e infermieri.
L'Aeronautica Militare Italiana insieme a Stati Uniti (US Air Force) e Gran Bretagna (RAF) sono le uniche squadre aeronautiche ad avere la possibilità di effettuare missioni di biocontenimento a bordo dei loro aerei.
Questo tipo di missioni vengono effettuate con un equipaggio medico che, in un'area isolata del velivolo, può prendersi cura del paziente esposto o infettato da agenti patogeni altamente infettivi e potenzialmente letali. Per questo motivo, gli aerei coinvolti in queste attività richiedono specifiche procedure di disinfezione e decontaminazione dopo la missione.
Il team multidisciplinare è stato creato sotto la regia del direttore del 118 Ligure Paolo Frisoni e comprende personale dell’anestesia e rianimazione del Policlinico San Martino di Genova e del Villa Scassi e personale delle malattie infettive diretto dal professor Matteo Bassetti.
Al momento le barelle per il biocontenimento sono localizzate presso il Policlinico San Martino e il Villa Scassi.
Le competenze in questo ambito dell'Aeronautica militare sono state molto importanti durante il periodo pandemico quando, grazie all’attività di trasporto in biocontenimento di pazienti affetti da Covid 19, si è potuto intervenire in alcuni ospedali messi a dura prova dalla prima ondata dell’epidemia, come per esempio, il Papa Giovanni XXIII di Bergamo.
In queste missioni si usano le ATI (Air Transit Isolators). Una ATI è una struttura di isolamento autonomo progettata per trasportare in sicurezza un paziente durante il trasporto aereo, proteggendo il personale sanitario, l'equipaggio aereo e l'aereo dall'esposizione agli agenti infettivi. L'ATI fornisce un ambiente microbiologicamente sicuro utilizzando una protezione multistrato: attorno al telaio rigido o semirigido, un involucro in PVC circonda il paziente permettendo l'osservazione e il trattamento, mentre un'unità di alimentazione dell'aria mette l'unità ATI sotto pressione negativa, con filtri HEPA (High Efficiency Particulate Air filters) in ingresso e in uscita che filtrano il 99,97% delle particelle di 0,3 mm e più grandi impedendo il passaggio di micro-particelle potenzialmente infette. Quattro batterie da 12V con un tempo di funzionamento di 6 ore ciascuna forniscono all'ATI un’autonomia energetica di 24 ore.
L'Aeronautica Militare Italiana ha iniziato a sviluppare la capacità di trasporto in biocontenimento dal 2005, con l'acquisto dei sistemi ATI. Medici e infermieri militari hanno frequentato i corsi di formazione dell'U.S. Army Institute of Infectious Diseases in Maryland, mentre i mezzi utilizzati per questa peculiare missione sono stati certificati dal Centro Sperimentale Volo. Tra le prime missioni effettuate ricordiamo il rimpatrio di un medico italiano che aveva sviluppato la febbre ed era positivo al virus Ebola dopo aver lavorato in una clinica situata a poche miglia ad ovest della capitale della Sierra Leone.
La base militare di Pratica di Mare, dove si è svolto il corso il 5 e il 6 dicembre, occupa un'area di 830 ettari e costituisce la seconda base militare per superficie d'Europa, seconda solo a quella tedesca di Ramstein. Oltre a costituire uno dei siti più importanti sul territorio nazionale è anche un polo sanitario d'eccellenza e ospita il Reparto di Medicina Aeronautica e Spaziale dove è operativa una camera ipobarica in cui gli operatori di volo sono sottoposti a test e simulazioni in alta quota periodici.
IL COMMENTO
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