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Sanità

Durante l'ultima puntata di 'People'
6 minuti e 6 secondi di lettura
di Tiziana Oberti

 

GENOVA - "Per molti anni io sono stato un paziente del Gaslini di Genova per una malformazione congenita a una gamba dalla nascita e quando ero ricoverato avrei tanto desiderato che Spiderman venisse a trovarmi saltando tra i palazzi e penzolando da una delle sue leggendarie ragnatele, tutto nasce da quel sogno di me bambino a 7 anni". Così Mattia Villardita, trentenne savonese, spiega a 'People' come è iniziata la sua storia da Spiderman, l'uomo ragno che va a trovare i bambini ricoverati negli ospedali non solo italiani per portare loro un sorriso. Una missione la sua che lo ha portato a diventare anche cavaliere al merito della Repubblica italiana nominato dal presidente Sergio Mattarella e a incontrare Papa Francesco. Ha scritto anche un libro 'Io e Spider-man. Storia vera di un supereroe normale'.

"Ringrazierò sempre mio nonno che a 6 anni mi ha regalato il fumetto di Spiderman, un personaggio che ho amato da subito e amerò per sempre perchè è umile e semplice - racconta Mattia - nel dicembre 2017 ho deciso di comprare online il costume e quando l'ho indossato per la prima volta quel sogno di bambino di 7 anni, rimasto latente per tanti anni, si è rifatto vivo e ho deciso di fare volontariato in modo diverso anche se all'inizio non è stato facile. Ho bussato inizialmente alle porte delle strutture che mi avevano curato il Gaslini di Genova, il San Paolo di Savona e il San Matteo di Pavia spiegando la mia follia ossia questa voglia di entrare in ospedale nei panni del mio supereroe preferito e loro mi hanno dato un’occasione, un’opportunità di provare questa attività e poi ci siamo resi conto un po’ tutti che effettivamente era una un’attività che funzionava nel paziente ma non solo anche nelle nelle loro famiglie perchè dona un sorriso incondizionatamente e io spero di avere più più tempo ed energie possibili da passare con questo costume addosso per poter vivere tante missioni e tante avventure con loro". Proprio per riuscire a visitare tutti i reparti che lo continuano a contattare anche dall'estero Mattia si è preso un anno di aspettativa non retribuita ed è appena tornato da due missioni una in Tanzania e una in Giappone.

La prima missione al San Paolo di Savona resta per lui indimenticabile. "Dovevo consegnare un pc e avevo paura di come mi avrebbero accolto i bambini, quando sono entrato nella stanza sono rimasti immobili e poi uno di loro ha detto 'Spiderman sei tu?' e io all'epoca dissi una bugia perchè risposi 'Sì' in realtà io non sono Spiderman sono semplicemente una persona che lo impersonifica. Quel bambino è esploso in un pianto di gioia, mi è corso addosso abbracciandomi e tutto il resto è venuto da sé".

"Dopo una serie di interventi che hanno caratterizzato la mia crescita avevo ben chiaro cosa avessero bisogno i bimbi ricoverati e le loro famiglie. Il volontariato non fa altro che portare all’interno delle corsie la cura dell’anima e l’esserci, la loro meraviglia e i loro sorrisi sono la benzina che mi fa ancora girare l’Italia, i supereroi sono loro e io li incontro tutte le volte che li vado a trovare".

"Io non mi arrampico sui muri, per me non è uno show è una missione di vita quindi sono grato alle famiglie e agli ospedali che mi danno la possibilità di svolgere questa attività - continua Mattia - mi porto dietro tante storie alcune belle e altre brutte avendo a che fare con il mondo dell'oncologia, perchè le fiabe non finiscono sempre con l'happy end, per chi resta sono un ricordo di luce in un momento di buio e per chi purtroppo non non ce la fa rimango comunque un ricordo impresso nelle loro famiglie perché ho regalato fino alla fine un sorriso al loro figlio".

"La perdita purtroppo si ripete, nel libro parlo di Matteo, un bambino di 4 anni che non c'è più: lui mi ha insegnato forza e coraggio. Una volta Spiderman era il mio eroe, oggi lo sono i bambini che incontro - sottolinea - ho fatto un percorso dentro di me. La vita è fatta di sfumature, bisogna accettare anche quelle che fanno male. La rabbia però ti blocca e allora io mi aggrappo ai momenti belli".

"Io non ho ancora trovato nella vita un qualcosa che mi dia più gioia nel cuore di quello che sto facendo e che nessun portafoglio può comprare".

Un'attività che non ha smesso neanche durante il lockdown quando ha fatto più di 1400 videochiamate sempre con il vestito di Spiderman.

Nel 2020 dal presidente Sergio Mattarella è stato nominato cavaliere al merito della Repubblica italiana "per l’altruismo e le fantasiose iniziative con cui contribuisce ad alleviare le sofferenze dei più giovani pazienti ospedalieri". "Quando mi hanno chiamato dal Quirinale - racconta sorridendo - pensavo fosse uno scherzo del mio amico Tommaso che ama gli scherzi telefonici e invece era tutto vero, è stata un’emozione indescrivibile poi più che su di me l’ho vista su miei genitori, sulla mia famiglia quindi mio padre, mia madre e mio fratello che ringrazio per essermi stati vicino quando ne avevo bisogno e ringrazio ancora per farlo".

"L'altro incontro è stato quello con Papa Francesco e che ha fatto il giro del mondo: ero a Roma per un evento al Gemelli e mi hanno chiamato per dirmi se mi andava di partecipare a un’udienza del Santo Padre e di avere la possibilità di parlarci, ho donato a lui una maschera che non usavo più dicendo di pregare per questi bambini e le loro famiglie perché attraverso quegli occhi vedo giornalmente un sacco di di sofferenza lui in cambio mi ha regalato un rosario. L’emozione è stata grandissima perché era la mia prima volta in Vaticano, la prima volta che vedevo il Papa e che lo vedevo così da vicino da poterlo toccare e salutare. Lui mi ha stretto la mano e mi ha ringraziato per quello che faccio e poi mi ha chiesto se per favore andavo a fare un po’ di foto con i bambini presenti perché aveva sentito chiamare il mio nome. Quindi l’ho salutato e ringraziato e sono andato a fare le foto con i bambini che me lo chiedevano".

"E' stato anche quello un incontro veramente bello ma ci sono incontri nel mio percorso che valgono addirittura molto più di questi due come quando un bambino finisce le terapie e i genitori mi scrivono per me quella è la la medaglia più grande che possa ricevere".

Mattia ci tiene e non essere definito un supereroe: "Io sono solo un ragazzo con un bel costume, i veri supereroi li vado a trovare in questi reparti dove ognuno combatte giornalmente con la propria battaglia. Questi bambini e le loro famiglie sono gli eroi, quelli veri. La mia missione è far capire alle persone che basta poco per rendere un po’ meno pesante la vita a chi in quel momento si trova in ospedale, soprattutto se bambini, sarebbe bello se ognuno di noi dedicasse un po’ di tempo a chi ha davvero bisogno".

"Spiderman mi ha insegnato a sognare, io non volo tra i palazzi e non so arrampicarmi di qua e di là, non li ho ancora questi poteri, quindi quello che faccio oggi è arrampicarmi sul cuore di di queste persone e dei loro figli".