Sono arrivati da qualche giorno all'ospedale pediatrico Gaslini di Genova i primi tre piccoli pazienti provenienti dalla Striscia di Gaza. Sono tre bimbe che sono state ricoverate in ortopedia, una ha una malattia congenita, le altre hanno lesioni collegate alla guerra. I bimbi bisognosi di cure che stanno viaggiando verso l'Italia sono 100 in tutto: alcuni arriveranno a bordo di nave Vulcano della Marina Italiana, altri via aereo. Presentano fratture, fratture scomposte, ustioni, lesioni da schegge e da pallottola. E purtroppo i più gravi non sono trasportabili. I bambini, spiega a Primocanale il dottor Andrea Moscatelli, Direttore Dipartimento Emergenza e Terapia Intensiva Neonatale e Pediatrica del Gaslini, hanno poca voglia di parlare e raccontare. Alcuni sono tranquilli, ma altri sono spaventati: sarà fondamentale che vengano seguiti da psicologi.
"C'è una barriera linguistica non indifferente, non hanno tanta voglia di raccontare - spiega a Primocanale il dottor Moscatelli -. Ci sono bimbi che dimostrano una certa tranquillità e sembrano paradossalmente sereni, altri sono francamente spaventati, ma non hanno voglia né di raccontare né di parlare. Sarà fondamentale che vengano seguiti da psicologici perché il disturbo post traumatico da stress sarà il più difficile da guarire".
Prima dell'arrivo a Genova, c'è la parte forse più dura: l'uscita dalla Striscia di Gaza e l'arrivo al confine. Spiega il Gaslini: "La fuoriuscita dalla striscia è molto complessa - sottolinea Moscatelli - perché gli ospedali sottopongono alle autorità delle liste, che devono essere autorizzate, poi vengono pubblicate da Hamas, a questo punto i pazienti ricevono la notizia di essere stati messi in lista e devono raggiungere il confine. Ma se i movimenti non sono autorizzati rischiano di diventare dei bersagli. Una volta al confine vengono prese in consegna dalle autorità egiziane perché l'unico aeroporto che consente poi le evacuazioni mediche è in Egitto, ci sono ambulanze egiziane che portano i bimbi in ospedale e da lì possono essere distribuiti sui voli".
Nei giorni della missione che il Gaslini ha affrontato in Egitto per trasportare cento bambini in Italia, l'équipe medica aveva il supporto della nave Vulcano; alcuni sono stati imbarcati direttamente e poi trasportati in aereo mentre altri arriveranno in Italia in nave in questi giorni. "L'obiettivo è raggiungere i cento bambini, ovviamente attorno ai bambini ci sono i nuclei familiari. E' stato fondamentale da una parte il lavoro della Farnesina che ha fornito tutti gli aspetti organizzativi e poi l'enorme supporto della Difesa con nave Vulcano e Aeronautica che insieme a noi aveva inviato un tenente colonnello che ha lavorato con noi per organizzare i voli e selezionare i pazienti".
Ad andare in Egitto è stata una squadra composta, oltre che dal dottor Moscatelli, da altri tre sanitari: "Tutte le componenti sanitarie sono rappresentate, noi eravamo 4, due medici e due infermiere e questo ci consente di essere estremamente operativi con una infermiera di terapia intensiva e una con esperienza di chirurgia. In verità i pazienti realmente acuti non riescono a passare i confini, arrivano quelli stabili ma non gravi, così come accadeva in Ucraina. In questo caso bisogna tenere conto del fatto che il 42 per cento della popolazione della striscia è di bimbi tra zero e 14 anni quindi potete immaginare quale sia l'impatto di questa guerra sui bambini e quello che ci sarà da gestire in termini di mutilazioni e lesioni croniche che di fatto pone una ipoteca enorme sul futuro di questa generazione".