GENOVA - La sanità è da sempre al centro di ogni campagna elettorale e non fa eccezione quella che stiamo vivendo per le Regionali in Liguria del 27 e 28 ottobre 2024. Ma quali sono le sfide, i punti di forza, le problematiche che la prossima Giunta dovrà tenere presente?
Primocanale ha deciso di raccogliere le opinioni, le richieste di chi lavora in sanità in primis, ma non solo, per capire quali sono i temi fondamentali ma anche le proposte di chi deciderà di candidarsi. Argomenti di cui si discuterà durante il 'Il programma elettorale' la trasmissione politica in onda tutti i lunedì e i venerdì a partire dal 9 settembre dalle 21.00.
Praticamente tutti parlano di sanità o se ne sentono esperti ma è un argomento molto complesso, con problematiche che vanno indietro nel tempo e spesso si sovrappongono. Troppe volte viene affrontato con superficialità o con derive populiste che non aiutano ad andare in profondità per capire cosa sta succedendo e come sia meglio agire. Il primo punto è che parlando di sanità bisogna lavorare insieme, tenendo da parte interessi privati, simpatie e privilegi. Può sembrare scontato ma nella pratica non lo è.
A quasi 50 anni dalla creazione del sistema sanitario nazionale, così come lo conosciamo, potremmo dire che più di un check up c'è bisogno di un intervento chirurgico serio, lungo, complesso che deve essere definitivo perché il rischio, altrimenti, è che questo sistema nei prossimi anni non possa reggere.
La sanità funziona meglio di come pensiamo? Come spesso accade la soluzione sta nel mezzo. Molti cittadini sono insoddisfatti del sistema sanitario ma i dati sul funzionamento sono variegati. Secondo l'"Health at a Glance 2023", il rapporto pubblicato periodicamente dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) per confrontare tra loro i sistemi sanitari dei Paesi membri, solo il 55 per cento degli italiani sarebbe soddisfatto del servizio di cura del sistema sanitario nazionale contro una media Ocse del 67 per cento.
Il dato italiano, che non stupisce, appare però in contraddizione con il resto del rapporto dell’Ocse, dove l’Italia, rimane uno Stato al di sopra della media nella qualità del servizio sanitario. Il nostro Paese, infatti, fa meglio della media Ocse nell’80 per cento degli indicatori riguardanti la qualità del servizio e le liste d’attesa, e l’aspettativa di vita alla nascita è tra le più alte, con un valore di 82,7 anni d’età contro una media di 80,3.
Al netto delle statistiche i problemi in sanità esistono e tre sono i più importanti su cui intervenire e da cui dipendono tutti gli altri: l'organizzazione della sanità territoriale con anche i medici di famiglia, le liste d'attesa, l'attrattività per i sanitari.
Il punto di partenza è economico: la spesa sanitaria in Italia è quasi di un terzo più bassa della media della spesa sanitaria dei paesi dell’Unione europea, spendiamo nel nostro paese meno della media degli altri paesi dell'Unione Europea. Negli ultimi decenni, infatti, il taglio delle risorse alla sanità ha inciso sui livelli retributivi del personale addetto alla sanità, e di conseguenza portando una parte sempre più cospicua di medici e infermieri ad andare all'estero e costringendo anche una parte della popolazione ad affrontare le cure di tasca propria.
In una regione come la Liguria, la più anziana d'Europa, è fondamentale avere una rete molto forte vicino al cittadino che spesso è un paziente cronico con diverse patologie e quindi bisogna continuare il lavoro di revisione che, a livello nazionale, è cominciato con le case e gli ospedali di comunità, luoghi intermedi tra casa e ospedale e che saranno fondamentali per sviluppare la prevenzione e per sgravare il peso sugli ospedali. Fondamentale per la Liguria il tema legato all'età. Il progresso medico-scientifico sta portando, infatti, a un aumento esponenziale della domanda di cure perchè molte malattie, un tempo mortali, oggi sono diventate croniche portando a un aumento della spesa sanitaria.
Nella nostra regione poi non vanno dimenticate le problematiche per la tutela della salute nelle aree interne. Una parte delle risorse che il Pnrr (piano nazionale resistenza e resilienza) dedica alla sanità è di oltre 15 miliardi di euro e una parte di queste sono per il potenziamento della telemedicina.
A questo bisogna aggiungere che il numero di medici di base risulta ancora inferiore rispetto alla media europea, come mostrano i dati Eurostat e purtroppo è una professione sempre meno attrattiva e questo problema peggiorerà considerando che nei prossimi anni andranno in pensione i baby boomers e secondo i dati di Agenas verranno a mancare centinaia di medici di base in ogni regione. In Italia ci sono 4,1 medici ogni mille abitanti, contro una media Ocse di 3,7 ma il 55% del totale ha più di 55 anni contro il 30 per cento del 2001.
Altro tema quello dello scarso numero degli infermieri: in Italia il rapporto tra medici e infermieri è pari a 1,5, rispetto a una media di 2,5, con i principali Paesi europei nella parte alta della classifica con un numero di assunzioni decisamente inferiore rispetto agli altri paesi.
Tra le motivazioni che creano più insoddisfazione tra i cittadini ci sono le liste d'attesa, i tempi lunghi per ottenere una visita o un esame. Come più volte spiegato anche dal ministro della salute Orazio Schillaci bisogna lavorare sull'appropriatezza di molte prescrizioni che risultano essere inutili anche a causa della medicina difensiva.
Per far risalire la soddisfazione dei cittadini da una parte e migliorare il sistema quindi centrale è la medicina di prossimità ossia la possibilità per un cittadino di poter avere una risposta dal proprio medico di base e ottenere, di conseguenza, presto un esame o una visita senza sentirsi abbandonato dal sistema.
In conclusione un punto di cui pochi parlano ma in sanità, ancora più che in altri ambiti, deve contare il merito piuttosto del cosiddetto 'patronato politico'.