Un medico può essere bravo e preparato, ma se manca di qualità umane riesce meno bene del medico empatico. E' questo il messaggio del nuovo libro del professor Matteo Bassetti "Essere medico. Come l'empatia aiuta a guarire" che lunedì 17 marzo alle 19 verrà presentato in diretta su Primocanale dagli studi di Terrazza Colombo in una chiacchierata con Mario Paternostro e Tiziana Oberti. Bassetti infettivologo e ricercatore, è professore ordinario di malattie infettive dell'Università di Genova e direttore della clinica malattie infettive dell'ospedale Policlinico San Martino di Genova è tra i volti più noti della medicina italiana.
Un racconto personale e professionale
"Essere medico" è un libro diverso dagli altri molto più scientifici e focalizzati sulle sfide della pandemia da Covid 19, sull'uso degli antibiotici e non solo. Un libro più umano e riflessivo che dall'esperienza personale del professor Bassetti cerca di spiegare cosa significhi oggi svolgere questa professione tra aneddoti personali, riflessioni e consigli utili per tutti, medici e pazienti. Pagine nelle quali emerge un approccio innovativo alla professione medica con al centro del rapporto medico-paziente l'empatia considerata fondamentale per una cura efficace.
Bassetti 'figlio d'arte', la pandemia e le minacce no-vax
Il libro parte dalla sua storia di 'figlio d'arte': suo papà Dante Bassetti è stato un infettivologo di fama internazionale, per allargarsi alle sfide della professione passando per le sue esperienze da paziente. Rispetto ai primi, che sono stati anche divisivi, il tono qui è diverso ed emerge la voglia di riavvicinare le persone alla figura del medico.
Non manca il ricordo della pandemia che l'ha reso popolare in tutta Italia attraverso, anche qui, le persone come il signore che era arrivato nella clinica che dirige in fin di vita e non vaccinato e ogni mattina alle 6 gli scrive un messaggio con il buongiorno. Ma anche la paura vissuta per le minacce dei no-vax alla sua famiglia con una lettera sotto la porta con scritto "Sappiamo dove vivono i tuoi figli, non ci fermeremo finché non vedremo scorrere il loro sangue".
L'empatia aiuta a guarire: lezione per i giovani medici
L'empatia è descritta come un insegnamento fondamentale per i giovani medici, essenziale per costruire relazioni solide con i pazienti. "L'empatia nel nostro lavoro è la capacità di comprendere lo stato d'animo del paziente, capire perché reagisce e ci parla in un certo modo, che cosa prova, quali sono le sue emozioni profonde e i suoi intimi pensieri - scrive Bassetti - l'empatia ci permette di entrare in sintonia con chi ci sta di fronte. Questo tipo di relazione è alla base dell'alleanza terapeutica, perché non è solo il paziente a doversi fidare del medico, ma anche il medico deve ascoltare, capire e fidarsi di quello che il suo paziente dice".
Secondo Bassetti, l'empatia non è solo una qualità umana, ma un elemento essenziale per costruire un'alleanza terapeutica solida. Essa permette al medico di comprendere lo stato d'animo del paziente, entrando in sintonia con le sue emozioni profonde e pensieri intimi. Questo tipo di relazione non è unilaterale, richiede che anche il medico si fidi di ciò che il paziente dice, creando un legame di fiducia reciproca.
Bassetti sottolinea come le scuole di specialità "non dedicano nemmeno una ora alle cosiddette soft skill", come fare quindi a non perdere "l'unicità umana" anche in considerazione dell'uso dell'intelligenza artificiale?
L'ultima volta senza empatia
Bassetti ammette che non è sempre stato empatico, anzi. Il cambiamento iniziato con la malattia del padre e poi con quella della madre nel 2018 e in mezzo le sue esperienze da paziente che hanno permesso al professore di comprendere anche come modificare alcuni aspetti nel suo reparto.
Bassetti racconta come quando lui ha iniziato a fare questo lavoro il "medico freddo stile serie televisive" sembrava il migliore, ma non è così.
Nella mente l'ultima volta in cui non è stato empatico: "Era morto un anziano, e andai a parlare con i familiari. Ho parlato utilizzando espressioni molto forbite, da medico, poi ho detto: 'Il cadavere è di là. Percepii negli occhi di quelle persone un gelo totale e da quel momento sono cambiato".
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