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Sanità

Si tratta di un torneo tra quattro squadre composte da ragazzi con dipendenze, che si svolgerà sabato 7 a San Desiderio
3 minuti e 15 secondi di lettura
di Riccardo Olivieri

GENOVA - Per lottare contro la ludopatia bisogna dare "Un calcio all'azzardo". Sabato 7 maggio a San Desiderio si svolgerà un torneo quadrangolare a conclusione di un percorso di due mesi, che ha coinvolto ragazzi con problemi di dipendenze: "Due anni fa avevamo lanciato un progetto, 'Questo non è un gioco', riferito all'azzardo e alle dipendenze, per promuovere lo sport coi suoi valori puliti - spiega Michele Corti di Stelle nello Sport -. Ci abbiamo messo un anno ma grazie ad Alisa, Asl 3 e Regione Liguria abbiamo dato vita a questo progetto, 'Un calcio all'azzardo', un percorso di due mesi in cui quattro squadre, 60 ragazzi con diverse dipendenze, hanno potuto provare le endorfine, i valori positivi di quando giochi. Siamo orgogliosi di questo percorso che si chiuderà sabato prossimo a San Desiderio con un quadrangolare, due semifinali e due finali, Onofri e Nicolini a premiare tutti i protagonisti perché ci sarà un vincitore formale ma vincono tutti. L'unica dipendenza che possiamo accettare è quella dallo sport e noi di Stelle nello Sport siamo orgogliosi di questo progetto".

Le squadre si allenano dal 14 marzo nel centro sportivo La Rabona di Coronata. In campo scenderanno le rappresentative del Ceis Genova, capofila del progetto, del Ser.D Asl 3, della cooperativa Ma.Ris e del Csm Asl 3 di Voltri.

"Chi fa sport non ha né tempo né voglia di perdere tempo nell'azzardo e nelle tossicodipendenze - commenta ancora Corti -. Lo sport è un presidio. Chi fa sport e scuola non ha tempo per divagazioni o cattive compagnie. I ragazzi che ho conosciuto in questi due mesi non sono cattive persone, hanno avuto sfortuna e esempi sbagliati e noi dobbiamo avere la responsabilità di fornire elementi positivi. In due mesi di allenamenti e di sport questi ragazzi erano come siamo noi in campo. Lo sport è sempre e comunque la risposta".

Le due semifinali sono previste per le 10:00 e le 11:15; la finale per il terzo posto si svolgerà alle 14:30 mentre la finalissima alle 15:45.

"Lo sport si dimostra essere uno straordinario veicolo di tutela della salute anche sotto il profilo psicologico oltre che fisico e questa occasione diventa un ulteriore aiuto nell' assumere consapevolezza di uno stile di vita che vuole dire no al gioco azzardo - dichiara l'assessore allo Sport ed agli Stili di Vita Consapevoli di Regione Liguria Simona Ferro -. Il percorso virtuoso di questi giocatori che utilizzano anche lo sport come strumento per abbandonare il gioco d'azzardo, mi auguro possa costituire fonte di ispirazione per tutti coloro che davvero vogliono liberarsi dalle dipendenze".

"Un calcio all'azzardo è l'esempio di come lo sport sia anche un mezzo per portare avanti iniziative capaci di toccare molti ambiti comprese le politiche sociali, le politiche giovanili, ma anche la cultura - sottolinea Ilaria Cavo, assessore alle politiche sociali di Regione Liguria -. La lotta ad una delle piaghe del nostro tempo, che si è acuita durante la pandemia, va portata avanti con tutti gli strumenti a disposizione".

"È stata senza dubbio una occasione importante per diffondere i sani valori dello sport in contrapposizione ai comportamenti a rischio - sottolinea Sonia Salvini, responsabile scientifico del piano regionale gioco d’azzardo di Alisa -. Abbiamo cercato di trasmettere il valore di uno stile di vita sano dal punto di vista della prevenzione sociosanitaria".

"È emersa una rilevante tendenza all’isolamento delle persone dipendenti da Disturbo Gioco d’Azzardo e un contestuale aumento del comportamento patologico condotto attraverso modalità on line - spiega Ina Maria Hinnenthal, direttore SC Ser.D Asl3 e referente del progetto -. Tale fenomeno ha riguardato non solo le persone con un disturbo già conclamato, ma è diventato un fenomeno diffuso e allarmante anche tra fasce di popolazione considerate finora non così a rischio. L’assenza di esperienze sociali nelle quali sviluppare relazioni positive è diventata un fattore di rischio nel periodo di lock down, ma ha innescato una tendenza all’isolamento e alla chiusura sociale che perdura e che va contrastata attraverso azioni mirate".