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Sport

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di Stefano Rissetto

Lutto a Sestri Levante, in particolare a San Bartolomeo della Ginestra, per la scomparsa a 87 anni di Renzo Uzzecchini, una delle glorie sportive sestrine, calciatore e allenatore di serie A. Attaccante, talento precoce fin dalle prime partitelle tra bambini sulla piazzetta sotto il platano della chiesa di N.S. del Soccorso (dove si svolgeranno i funerali giovedì 30 giugno alle 10), superò brillantemente a quindici anni il provino nella Sampdoria (era stato accompagnato a Genova da un suo amico d'infanzia, il padre di chi scrive), che nel 1956 lo prestò al Catania. Quindi il rientro alla base, dove fu frenato da problemi fisici, proseguendo la carriera con le maglie di Mantova (nella foto a sinistra), Parma, Anconitana ed Entella.

A Mantova aveva lasciato un buon ricordo e così al "Martelli" cominciò la carriera prima come "secondo" e poi di allenatore in serie A, dove visse un'esperienza segnata da un fatto storico. Nel finale di Mantova-Napoli del 6 febbraio 1972, col risultato sullo 0-0, l'arbitro assegnò un rigore ai padroni di casa, ma nessuno dei giocatori se la sentiva di tirarlo e così Uzzecchini dovette far entrare dalla panchina Depetrini, unica sostituzione allora prevista. Il nuovo entrato spiazzò il portiere del Napoli, un giovanissimo Dino Zoff, ma la palla uscì a lato. L'episodio tornò alle cronache nel 2003, quando Ancelotti aveva fatto entrare Pirlo dalla panchina per battere un rigore in Milan-Modena. Il futuro campione del mondo 2006, a differenza di Depetrini, non aveva però sbagliato.

Uzzecchini ricordò così l'episodio: "Ero davanti alla tv e ho detto a mia moglie: guarda Ancelotti, fa come me quel giorno, solo che poi Pirlo ha segnato. Mi sono rivisto nella scena, certo. Quell' errore di Depetrini di fatto ci condannò alla B e forse anch' io, chissà, avrei avuto una carriera diversa da allenatore. Io rischiai: ero giovane, volevo arrivare in alto. A Mantova non mi perdonarono: da quel giorno in poi fui massacrato. In campo i rigoristi Dell' Angelo e Panizza si rifiutarono, allora chiamai il capitano Micheli: "Mister, non ne tiro uno da due anni", mi disse. Allora scelsi Depetrini, che il giorno prima era stato infallibile, ma andò male. Qualche anno dopo mi presi una piccola rivincita: Massese-Vasto in C, io alleno il Vasto. Rigore contro di noi e io sostituisco il portiere titolare con il vice, Di Mascio, che era un pararigori. Quello non solo para, ma addirittura blocca il tiro: alla fine della stagione ci salvammo. E' il calcio, e non puoi farci niente".

Lasciata la serie A da allenatore, dopo esperienze a Livorno, Pro Vasto e Olbia (e, in estate, alla guida delle formazioni del torneo estivo della "Tubifera" che si giocava al Sivori), nella massima categoria ci era tornato alla guida del settore giovanile della Sampdoria, chiamato da Paolo Mantovani tra i primi atti della gestione del presidente dello Scudetto. Era stato il primo a prendere a Coverciano il patentino specifico per allenatore di giovani calciatori, il secondo sarebbe stato Arrigo Sacchi. Sotto la sua gestione, il settore giovanile doriano (in cui avrebbe cominciato ad allenare l'ex capitano blucerchiato Marcello Lippi, poi divenuto una gloria della storia del calcio) fornì alla prima squadra molti dei giocatori che avrebbero portato il Doria a livello internazionale.

Il suo rapporto con la Sampdoria si interruppe per scelta non del presidente e Uzzecchini andò a mettere la sua competenza di altissimo livello al Centro Tecnico Federale di Coverciano, come docente al corso allenatori. Con lui si sarebbero diplomati tra gli altri Donadoni, Mancini e Conte. A fine carriera è tornato dove era partito: all'Unione Sportiva Sestri Levante, anche qui come responsabile della scuola calcio (nella foto, Uzzecchini in alto a sinistra).

Ha sempre vissuto nella sua San Bartolomeo della Ginestra, la frazione di Sestri di cui erano originari anche Luigi "Cinin" Cafferata, ciclista alla Legnano con Bartali, e il pugile olimpionico Mino Bozzano. Lascia la moglie Gabriella, le figlie Francesca e Marcella, i nipoti Emma, Frida ed Elia. Alla famiglia le condoglianze personali di chi scrive, a lui legato da profonda amicizia e affetto, e di tutta la redazione sportiva di Primocanale.