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Sport

Assemblea degli azionisti convocata ma le dimissioni del presidente devono ancora essere formalizzate al cda
3 minuti e 40 secondi di lettura
di Maurizio Michieli

GENOVA - Massimo Ferrero si sarebbe dimesso dalla presidenza della Sampdoria e per effetto di questa decisione e dell'assenza di un vicepresidente sarebbe decaduto, secondo statuto, l'intero consiglio di amministrazione, inducendo il presidente del collegio dei sindaci, Marcello Pollio, a convocare una nuova assemblea degli azionisti per il 23 dicembre prossimo, all'antivigilia di Natale, proprio allo scopo di nominare un nuovo cda.

Il condizionale è d'obbligo, giacché sino al momento in cui scriviamo, ancorché annunciate attraverso un comunicato della società blucerchiata, le dimissioni di Ferrero non sono ancora pervenute al consiglio di amministrazione in carica. Situazione che, se permanesse, renderebbe nulla la convocazione dell'assemblea in programma il 23 dicembre a Mestre, nello studio del commercialista Gianluca Vidal.

E' dunque necessario che le dimissioni di Ferrero, che oggi non risponderà all'interrogatorio di garanzia nel carcere di San Vittore a causa dello scarso tempo avuto a disposizione dai suoi legali per leggere le carte accusatorie, vengano formalizzate attraverso la delega ai suoi avvocati.
Ammesso e non concesso che ciò accada, resta comunque il fatto che Massimo Ferrero e soprattutto la figlia Vanessa sono tuttora gli azionisti di maggioranza della Sampdoria (94%)e dunque hanno il potere legale di scegliere, sia pure per delega vista la loro attuale condizione detentiva, il nuovo consiglio di amministrazione, designandone anche il presidente. La Sampdoria, insomma, è ancora nelle mani della famiglia Ferrero, attraverso la capogruppo Holding Max controllante della Sport Spettacolo holding a sua volta controllante della Samp.

Ma lo scenario potrebbe cambiare se, come sembra scontato, il Tribunale fallimentare di Roma dovesse respingere definitivamente la richiesta di concordato per Eleven Finance srl (società immobiliare e cinematografica del gruppo Ferrero)e per la “consorella” Farvem Real Estate. Il 15 dicembre, giorno dell'adunata dei creditori, è dunque plausibile che per le due aziende si apra la procedura fallimentare e dunque entri in scena un curatore, che a quel punto potrebbe disporre della Sampdoria come uno dei beni con cui potenzialmente fare cassa per soddisfare gli innumerevoli creditori (nelle intercettazioni della Procura di Paola il commercialista Vidal parla di 200 milioni di debiti a carico della famiglia Ferrero). Va ricordato, infatti, che fu la sezione fallimentare del Tribunale di Roma a “pretendere” che la cessione della Sampdoria venisse messa a garanzia delle richieste di concordato.

Ecco perché è difficile, allo stato attuale, che qualcuno possa rilevare davvero le quote azionarie della Sampdoria. Al di là della situazione debitoria (non inferiore ai 100 milioni), di classifica, del caso sospette plusvalenze false in divenire e di altri fattori non di poco conto, sussiste infatti il rischio concreto che del destino della società possa disporre a breve non Vidal attraverso il Trust Rosen ma direttamente il curatore fallimentare, che tra le altre cose potrebbe anche chiedere la revoca di un'eventuale vendita avvenuta in circostanze lacunose.

I vari, potenziali acquirenti – da Zanetti a Raddrizzani, dal Fondo arabo al gruppo Volpi-Fiorani sino a Dinan-Vialli – possono al momento manifestare attenzione, interesse ma non formulare reali proposte di acquisto, come ventilato a più riprese dal commercialista di fiducia di Massimo Ferrero.
Lo spettro di una revocatoria di qualunque operazione compiuta in un contesto così poco chiaro è reale ed allontana qualunque ipotesi di cessione in tempi brevi della Sampdoria. Che, oltre tutto, deve fare i conti con una situazione intrinseca di per sé non certo idilliaca sul piano finanziario.
Questo non significa che per la Sampdoria non esista un futuro e non esistano speranze di “salvezza”. Ma l'essersi liberata di Ferrero attraverso l'intervento a gamba tesa della Magistratura non basta. Devono verificarsi ancora numerose e diverse condizioni affinché possa esserci una svolta reale.
Occorre che lo stesso Ferrero formalizzi ufficialmente le dimissioni al cda, che il Tribunale fallimentare di Roma si pronunci sui concordati, che l'assemblea degli azionisti della Sampdoria si svolga ed il nuovo consiglio direttivo prenda forma e se ne conoscano i componenti. Poi, si comincerà a delineare uno scenario più nitido, sebbene pieno zeppo di problemi, sia a breve che a medio termine.

I tifosi più caldi sono in fermento – non si escludono nuove manifestazioni di protesta sotto l'abitazione dell'ex presidente Edoardo Garrone – il quale a sua volta continua a seguire in silenzio le vicende della Sampdoria, dalle mosse di Vidal a quelle della Magistratura, ordinaria e fallimentare, prima di compiere eventualmente e come promesso negli studi di Primocanale qualunque mossa atta, ove possibile, a riparare al danno compiuto nel 2014, quando la gloriosa società blucerchiata venne incautamente regalata dalla San Quirico holding delle famiglie Garrone-Mondini al bancarottiere Massimo Ferrero.

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