Claudio Ranieri era stato contattato dalla Sampdoria, per vedersi affidare la stessa missione dell'ottobre 2019: salvare una squadra in caduta libera. Allora aveva ereditato da Di Francesco un gruppo fermo a 3 punti in 7 partite, stavolta la situazione è ancora peggiore: 2 punti dopo 8 giornate. Ottenuta la salvezza con 4 turni di anticipo, Ranieri l'anno successivo aveva chiuso al 9° posto con 52 punti. Ma poi non era stato riconfermato perché gli era stata prospettata una riduzione dell'ingaggio (2 milioni netti annui) pattuito al momento della firma.
Contattato nuovamente, il mister romano ha chiesto informazioni e ha declinato l'offerta. "Non me ne andai per soldi, ma a causa di divergenze con la proprietà non di natura economica. Sarei stato disponibilissimo allora a restare, così come lo sarei stato ora a tornare, ma ho capito - spiega alla Gazzetta dello Sport - che non è cambiato granché, nel senso che la proprietà è rimasta la medesima. E allora mi sono tirato fuori da questa situazione. Mi dispiace per i ragazzi e per i tifosi: avrebbero voluto che io tornassi. Ero sicuro che avremmo potuto fare bene, ma devo farlo perché sono una persona coerente".
Ranieri tiene anche a smentire la voce che il suo ritorno sia saltato per un veto di Ferrero: "Mi ha dato fastidio sentire questa storia. Vorrei che questo concetto fosse chiaro. Quando leggo sui giornali che si cercano altri allenatori, allora capisco che non c’è più l’entusiasmo di prendermi". E pensare che proprio Ranieri, nei fin qui otto anni e mezzo della proprietà romana, era stato l'allenatore che più di tutti si era sbilanciato a favore del concittadino e datore di lavoro (nella foto i due al momento della firma): "Il presidente - aveva detto il 27 agosto 2020 - è il nostro primo tifoso".