Roberto Albisetti è il prototipo del "cervello" genovese in "fuga" all'estero, aveva infatti 28 anni quando lasciò il capoluogo e la Liguria per lavoro: docente universitario, economista con specializzazioni a New York e alla Bocconi di Milano, consulente aziendale, dedito nel corso della sua prestigiosa carriera anche ad importanti e delicate operazioni bancarie.
Nel suo curriculum c'è pure l'incarico di vice direttore della Sace (società per azioni controllata dal Ministero dell'Economia e delle Finanze), dove fu chiamato direttamente dall'allora direttore generale del Tesoro, Mario Draghi.
Sampdoriano dalla nascita, Albisetti appena andato in pensione è tornato a vivere a Genova, da dove assiste con un misto di preoccupazione e speranza all'evoluzione delle vicende della società blucerchiata.
In questa intervista esclusiva concessa a Primocanale aiuta a fare chiarezza sull'origine di una storia infinita, cominciata nel 2014 con il tuttora oscuro trasferimento del club dalla famiglia Garrone a Massimo Ferrero e con le conseguenze infauste che nel tempo ne sono derivate.
Le trattative di cessione non andate a buon fine e le difficoltà attraversate oggi dalla società lo inquietano, ma Albisetti improvvisamente si commuove quando gli domandiamo se la Sampdoria uscirà finalmente da questo pantano con una proprietà solida, forte e di prospettiva. "Io credo di sì, la Sampdoria è un grande valore per tutta la città", risponde faticando a trattenere le lacrime.
Sulla vicenda Di Silvio-Al Thani, Albisetti commenta: "Per il mio lavoro ho curato diverse transazioni per acquisizioni di imprese, anche in difficoltà e pure in paesi arabi, come Qatar e Oman per quanto concerne il settore petrolifero: i soggetti coinvolti si muovevano con studi legali di Londra e di New York, con i propri banchieri di investimento e con consulenti aziendali di serie A".
Ecco l'intervista a 360° a Roberto Albisetti: il passaggio da Garrone a Ferrero, le ragioni per cui la Sampdoria non è stata ancora venduta, il ruolo di Gianluca Vidal, l'attuale governance "corporativa" di un Cda che non riflette la proprietà, l'operazione Di Silvio-Al Thani. Ed un futuro ancora da decifrare.