Venti anni fa Gianluca Signorini il Capitano del Genoa del quarto posto e di Anfield, perdeva una partita terribile contro la malattia che lo aveva aggredito senza via d’uscita.
Signorini ha lottato come in campo, dando nella sofferenza, sua e della splendida famiglia che gli è stata vicino, un grande esempio. D’altronde Gianluca era un leader e nel calcio non lo diventi per caso. Per questo è diventato un simbolo oltre al popolo genoano che non lo dimenticherà mai.
Il 24 aprile del 2001 i sui compagni, i suoi amici, da Nappi a Skuhravy, da Aguilera a Caricola, gli regalarono una serata commovente per certi versi drammatica, ma unica nella sua essenza di condivisione del dolore fatta evento, che mise in luce la sua forza espressa negli occhi perché la SLA l’aveva condannato su una sedia a rotelle e a parlare con lo sguardo.
Trentamila persone gli tributarono un saluto che resterà nella storia del Genoa e non solo. La Nord che faceva il tifo solo per lui, Capitano per sempre.
Scoglio lo aveva voluto a tutti i costi per disegnare la squadra che aveva in mente per riportare in A il Grifone. Spinelli non ebbe tregua e Signorini arrivò a guidare quel gruppo. Il professore di Lipari non si sbagliò e i rossoblu vennero promossi e quella stagione fu quella del rilancio di tutto il Genoa dopo anni di stenti. La salvezza successiva e poi il cambio di allenatore con la carta Bagnoli che aveva vinto lo scudetto del Verona. Già l’Osvaldo il mago della Bovisa, così diverso da Scoglio, ma su Signorini in sintonia.
Si abbracciarono al funerale di Gianluca, con il Capitano che addosso nell’ultimo viaggio aveva la fascia da capitano. La maglia numero 6 venne ritirata per sempre come si fa con i campioni. E lui lo è nel cuore di tutti e lo sarà per sempre.