A pochi giorni dalla grande manifestazione dei tifosi blucerchiati (leggi qui), indetta anche contro le sue intenzioni di tornare alla guida della Sampdoria (leggi qui), Massimo Ferrero (nella foto del 12 giugno 2014, nella conferenza stampa in cui si rivelava che la famiglia Garrone-Mondini gli aveva regalato la società, poi a lungo ulteriormente finanziata dagli ex proprietari) non si cura di abbassare la tensione e, nel corso di una nuova comparsata televisiva su una rete pubblica, registrata a fine ottobre non senza gli abituali frizzi e lazzi (leggi qui), rievoca a modo suo le ragioni dell'ostilità ormai conclamata della piazza. Dando una ricostruzione che prescinde dai reali motivi della rottura di rapporti da parte della piazza.
"Non sono stato capito. A Marassi - questa la versione del viperetta - mi insultano perché ho detto che il loro inno non era bello, era bello invece quello della Roma, e i tifosi hanno cominciato a insultarmi e io non ho detto scusate tanto. Ma non me ne è fregato un cavolo, perché i tifosi si sentono padroni delle società, venissero a lavorare".
Quindi, a ruota libera: "Io macchietta? Le macchiette le porto in tintoria" (sic), "Dicono che sono un seduttore, piaccio alle donne, in particolare il mio fascino le conquista" e così via. Tutto questo in onda sul "servizio pubblico", finanziato dal canone imposto ai cittadini.