Massimo Ferrero ha lasciato il carcere di San Vittore a Milano e passerà Natale agli arresti domiciliari, nella sua casa di Roma. Non potrà avere contatti con l'esterno. Il tribunale del Riesame di Catanzaro ha parzialmente accolto la richiesta degli avvocati Giuseppina Tenga e Luca Ponti, difensori dell'ex presidente della Sampdoria, che avevano chiesto la revoca delle misure cautelari e in subordine i domiciliari. I giudici del Riesame si sono riservati 45 giorni per comunicare le loro motivazioni. "Grande soddisfazione per il lavoro svolto finora, che ha fatto si che Ferrero possa trascorrere le feste di Natale a casa, con la sua famiglia" è il commento dei legali.
Ferrero era stato arrestato dalla Guardia di Finanza in un albergo di Milano, la mattina dello scorso 6 dicembre, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Paola (Cosenza) su richiesta della locale Procura, in merito a un'inchiesta per bancarotta fraudolenta e altri reati societari, relativi al fallimento di alcune aziende del gruppo facente capo al Viperetta, società la cui sede legale era stata trasferita ad Acquappesa (Cosenza) poco prima delle dichiarazioni di fallimento. Sono 38 complessivamente i capi d’imputazione contestati a Ferrero, alla figlia Vanessa e al nipote Giorgio e ad altre persone (Aniello Del Gatto, Giovanni Fanelli, Roberto Coppolone, Paolo Carini, Cesare Fazioli e Laura Sini).
Gli accertamenti della Procura erano iniziati dopo il fallimento delle società disposto dal tribunale di Paola. Da questo momento in poi, la procura di Paola inizia ad esaminare gli atti, facendo ulteriori acquisizioni documentali e ritiene, secondo la ricostruzione del suo ufficio, che Ferrero avrebbe posto in essere condotte illecite di natura finanziaria per trarre ingiusti profitti.
Proprio in data odierna, alle 9,30 nello studio di Gianluca Vidal a Venezia in via Bruno Maderna, era prevista la prima convocazione dell'assemblea degli azionisti della Sampdoria, incaricata di procedere alla nomina del nuovo CdA, decaduto con le dimissioni di Ferrero. Al momento non è stata formalizzata alcuna decisione e quindi si dovrà ricorrere alla seconda convocazione, giovedì 24 dicembre stessa sede e stessa ora. Peraltro gli azionisti della società coincidono, salvo una quota infinitesimale di piccoli azionisti, con figure di assoluta fiducia dell'ex presidente, fiducia dovuta anche a legami familiari. Il Viperetta si era dimesso lo scorso 9 dicembre, come aveva annunciato lo stesso avvocato Ponti, al termine dell'interrogatorio di garanzia in videconferenza in cui l'indagato si era avvalso della facoltà di non rispondere: Ferrero, aveva fatto sapere Ponti, ha formalizzato le sue dimissioni da presidente della Sampdoria e d'ora in poi "intende fare sì che la Sampdoria e la sua vicenda penale proseguano su vie differenti. Per questo motivo a fare parte del cda del club non ci saranno più membri della famiglia Ferrero".
Nel corso dell'udienza, tenutasi ieri a Catanzaro, i pm della Procura di Paola (Cosenza) Maria Francesca Cerchiara e Rossana Esposito si erano opposti alla revoca del carcere ma i giudici hanno deciso diversamente. L'ex presidente della Sampdoria era a San Vittore dal 6 dicembre scorso con le accuse di bancarotta fraudolenta ed altri reati societari nell'ambito di una inchiesta della Procura di Paola nella quale sono coinvolti, tra gli altri, anche la figlia Vanessa, il nipote Giorgio e la ex moglie Laura Sini.
Al centro delle indagini condotte dalla Guardia di finanza di Cosenza, il fallimento di 4 società nei settori alberghiero, turistico e cinematografico, tutte con sede trasferita ad Acquappesa, un comune del cosentino, dichiarate fallite tra il 2017 e il 2020. Una costellazione di scatole cinesi, secondo l'accusa, in cui l'unico "dominus" era Ferrero, assoluto punto di riferimento. Il gip, nell'ordinanza di custodia cautelare, aveva parlato di "un ruolo apicale che emerge in maniera evidente dalle varie emergenze investigative fin qui esaminate" e che "non viene rivendicato dallo stesso Ferrero, ma gli viene riconosciuto dai vari interlocutori e correi". Un'inchiesta che ha portato alla luce anche i rapporti tesi tra Ferrero e la figlia Vanessa che, intercettata dagli investigatori, si lascia andare a considerazioni sul padre quale "mio padre non ci sta con la testa, sta fuori". A spingere il giudice ad accogliere la richiesta di arresto avanzata dalla Procura era stato il pericolo "concreto e gravissimo di commissione di delitti analoghi a quelli per cui si procede". "Appare elevato - aveva aggiunto il gip - il pericolo che, ove liberi di circolare sul territorio, gli indagati possano operare illecitamente in maniera sia diretta che mediata, anche attraverso contatti e comunicazioni reciproche e/o con terzi". Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha valutato diversamente le esigenze cautelari, attenuandole. Ferrero potrà così definire dal suo appartamento romano la strategia difensiva con i suoi legali.