LA SPEZIA - E alla fine, tanto tuonò che piovve: il divorzio tra mister Gotti e lo Spezia Calcio è ufficialmente arrivato, dopo una lunga settimana di ragionamenti e contatti serrati tra la dirigenza, rappresentata in primis da Eduardo Macìa e la proprietà, con Philipp Platek che, arrivato in Italia, si è trovato immediatamente a gestire una situazione complicata.
Il pareggio di Empoli in società non è stato tollerato, ma se si pensa che questa sia la causa principale della scelta fatta ci si sbaglia di grosso, in quanto la beffa finale in Toscana è stata solamente la goccia in grado di far traboccare il vaso.
Pesano sulla decisione una scarsa duttilità tattica dell'allenatore, troppo affezionato al 3-5-2, anche quando difficilmente questo modulo poteva essere proposto, così come una non sempre diretta comunicazione, spesso non gradita dalla dirigenza della società di via Melara.
"Spesso gli infortuni di alcuni giocatori possono essere un'occasione per mettere in mostra altri" - Diceva Macìa in conferenza qualche settimana fa, ma la sensazione è che questo messaggio non sia mai stato recepito perfettamente da mister Gotti, in molte occasioni trovatosi a forzare un giocatore in quel momento non al meglio, piuttosto che inserirne un altro, proprio come accadde nella sfida di Coppa Italia contro l'Atalanta, con la scelta di mettere in campo due giocatori chiave come Holm, che già da tempo giocava su un problema legato alla pubalgia e Nzola, infortunatosi qualche giorno dopo.
Insomma, la scelta che ha portato all'esonero è stata lunga e sofferta, ma vista dalla dirigenza come unica possibilità per provare a scuotere una squadra che ora dista solo due punti dalla zona retrocessione, con l'obiettivo di rialzarsi il prima possibile da un periodo delicato, puntando su un allenatore che possa adoperare l'ampia rosa di calciatori a disposizione, compresi coloro che fino ad ora hanno trovato meno spazio.