Nel quadro della composizione negoziata della crisi aziendale, la dirigenza della Sampdoria sta lavorando, insieme con l'esperto nominato dalla CCIA avvocato Luigi Bissocoli e con gli interlocutori istituzionali quali Banca Sistema, all'ipotesi del prestito obbligazionario convertibile in azioni.
Si tratta di una strada che permetterebbe di trovare risorse fresche per la società, ai fini della continuità aziendale, e di creare una strada per superare l'ostacolo principale al passaggio di proprietà, ovvero quel trust in cui alcuni - mal accorti e poco informati - avevano visto la separazione del destino della Sampdoria da quello di Ferrero, intuizione giuridicamente errata e infatti clamorosamente smentita dalla realtà. E' proprio il trust, infatti, che ha reso di fatto impossibile l'iniziativa diretta di ogni investitore avendo posto un valore minimo che ora non è evidentemente coerente con il valore attuale della Società.
Il prestito obbligazionario - che la banca di riferimento non può sottoscrivere in proprio, per le regole vigenti fin da epoca prebellica, con la separazione per legge dell'esercizio del credito da quello dell'attività d'impresa - chiamerebbe in causa un investitore che, in caso di mancato rimborso nei termini previsti, 18 o 24 mesi, diventerebbe proprietario delle azioni e quindi del club (come nel caso di Elliot con il Milan dei cinesi e come potrebbe essere Oaktree - anche chiamata in causa come possibile investitore della Samp - con l'inter di Zhang). A meno che nel frattempo l'azionista non trovi le risorse per rimborsare il prestito, ricapitalizzare e rilanciare la società. Uno scenario che, pendenti tuttora i concordati e il procedimento giudiziario di Paola, appare assai improbabile.