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Le settimane di stop in Sud Africa sono servite ai team per mettere a punto le barche e riparare alcuni danni subito nella rotta da Capoverde alla Città Madre
2 minuti e 21 secondi di lettura
di Redazione sport

GENOVA - Con le sue 12.750 miglia, la Leg 3 di questa edizione di The Ocean Race sarà la più lunga di sempre nei 50 anni e 14 edizioni dall'inizio della regata. Le barche hanno lasciato il molo di Città del Capo applaudite da una grande folla dirigendosi verso le acque più remote del pianeta. La posta in gioco è molto alta.

Le settimane di stop in Sud Africa sono servite ai team per mettere a punto le barche e riparare alcuni danni subito nella rotta da Capoverde alla Città Madre. Team Holcim – PRB, dopo aver vinto le prime due Leg, ha ribadito la propria fora conquistando la In-Port Race. Gara condotta dall'inizio alla fine per il team di Kevin Escoffier che sulla linea del traguardo ha preceduto 11th Hour Racing Team (USA), Team Malizia (GER), Guyot environnement - Team Europe (FRA/GER) e Biotherm (FRA).

Lo skipper francese, consapevole dell'importanza di questa tappa nel determinare l'esito di The Ocean Race, non dà per scontato il risultato. "A Città del Capo ci siamo riposati un po', ma non abbastanza”, racconta Escoffier ospite del Pavilion di Genova nel Waterfront di Cape Town. “Avrei voluto trascorrere più tempo qui e per lo shore crew è stato difficile preparare la barca in tempo per la prossima tappa. Mancano ancora molte prove. La cosa più importante è arrivare a Itajaí. Quando siamo partiti da Alicante, a gennaio, spingevamo già la barca al 100% di quello che pensavamo di poter raggiungere, forse anche di più. Non so se stiamo forzando troppo la barca. Penso che sia stato abbastanza facile in Atlantico, perché abbiamo dei riferimenti da altre esperienze in questa zona. Questa tappa, nell'Oceano meridionale, sarà completamente diversa. Dobbiamo trovare un nuovo assetto della barca, per trovare una buona velocità media senza forzare troppo. Su Team Holcim PRB non abbiamo mai fatto 30 giorni di fila in mare. È un'incognita".

Boris Herrmann di Team Malizia ammette che la sua barca è stata costruita pensando all'Oceano Meridionale. "Non si può fare una barca che sia adatta a tutte le condizioni di vento e di onda", spiega lo skipper tedesco. "Ma la poppa con vento forte sono le condizioni per le quali noi e i nostri progettisti VPLP abbiamo progettato questa barca. Spero che riusciremo a approfittarne nella Leg 3 e a dimostrare che la barca è adatta a queste condizioni nell'Oceano Meridionale. Quello che stiamo per fare, credo sia davvero l'apice di The Ocean Race questa volta e sarà molto diverso dalle altre tappe. È quasi un altro tipo di vela o di regata. In Atlantico siamo abituati a regatare a distanza ravvicinata e a concentrarci sempre sulle prestazioni. Ma navigare nell'Oceano Meridionale è anche una grande avventura. Se dovessimo aver bisogno di soccorso, una nave da guerra potrebbe impiegare 10 giorni per arrivare in queste regioni e venire in aiuto. Siamo a migliaia di chilometri di distanza dalla terra più vicina. Siamo davvero isolati".

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