La Sampdoria ha quattro mesi di tempo, fino al 6 giugno due giorni dopo la fine del campionato, per sistemare i conti ed evitare il fallimento. Accogliendo la misura di composizione negoziata della crisi, presentata dal CdA (Lanna, Romei, Panconi e Bosco) insieme con l'esperto Eugenio Bissocoli, il tribunale di Genova ha fissato in 120 giorni il tempo in cui è precluso ai creditori di poter presentare istanza di fallimento nei confronti della società. In questi quattro mesi la dirigenza proverà a trovare la soluzione migliore per uscire dalla crisi. Una soluzione che, a dispetto del ritrovato protagonismo del Viperetta, può passare soltanto da un passaggio di proprietà.
Nelle carte del tribunale, infatti, spicca la "rilevanza dell'esposizione debitoria complessiva pari a circa 200 milioni di euro" e di conseguenza la "complessità delle operazioni sottese al risanamento che non possono che passare, come correttamente individuato dalla ricorrente, nella cessione (in senso ampio) della società sportiva".
Il bilancio 2021 si era chiuso con 205 mln di passivo, che il CdA attuale non ha quindi incrementato, nonostante l'assenza di aumenti di capitale richiesti già a fine anno, nelle assemblee deserte del 14 e 19 dicembre. Nel 2020 il totale era 175, quindi nel 2021 Ferrero era uscito di scena dalla gestione diretta aumentando i debiti di 30 milioni.
Le "misure di protezione" saranno dunque temporanee ed escludono i pagamenti Irpef, che la Sampdoria ha rateizzato, e il pagamento degli stipendi il cui prossimo termine è fissato per il 16 maggio, e sono funzionali al risanamento del club, regalato il 12 giugno 2014 dalla famiglia Garrone-Mondini a Massimo Ferrero, padrone di fatto per quanto formalmente gli azionisti siano una delle figlie e un nipote.