La Sampdoria guarda al finale di campionato con poche speranze di salvezza sul campo, a fronte di fondatissime apprensioni sul versante societario. Ma c'è un argomento altrettanto preoccupante, che riguarda la ricostruzione della squadra.
In caso di cambio di proprietà senza traumi ulteriori, alcune cessioni mirate come quelle di Audero e Gabbiadini potrebbero consentire l'allestimento di una onesta squadra di serie B con limitato ricorso a risorse esterne. Se l'avvicendamento tra azionisti avvenisse con modalità traumatiche, quindi mettendo in conto il fallimento con la ripartenza da serie inferiori, per effetto dello svincolo d'ufficio, il parco giocatori si azzererebbe completamente. E andrebbe ricostruito da zero.
Questa la situazione attuale. Nella rosa ridisegnata dal mercato di gennaio, il terzo consecutivo fatto di sole uscite, ci sono ben nove giocatori in prestito, che a fine anno se ne andranno comunque: Winks del Tottenham, Lammers dell'Atalanta, Turk del Parma, Cuisance del Venezia, Ilkhan del Torino, Zanoli del Napoli, Gunter e Amione del Verona e Sabiri, acquistato a gennaio dalla Fiorentina.
Tale esodo di massa sarà ampliato dal probabile mancato rinnovo dei giocatori in scadenza, a partire da Quagliarella, in un gruppo che comprende anche Rincon, Oikonomou, Nuytinck, Rodriguez e Murillo.
Sotto contratto, a parte i Primavera affacciatisi per necessità in prima squadra (i vari Segovia, Yepes Laut, Malagrida, Tantalocchi, Montevago e Paoletti) ci sono Audero, Augello, Djuricic, De Luca, Conti, Gabbiadini, Murru e Leris.
Da questa analisi emerge come l'investimento per rilevare e rilanciare il club riguardi sia i debiti che la ricostruzione della squadra. Se il prossimo campionato da affrontare fosse la B, alcuni giocatori potrebbero rimanere per senso di appartenenza rivedendo il proprio contratto come avvenuto anche nel 2011. Il fallimento costringerebbe invece a ripartire da zero anche e soprattutto nell'organico.
Occorrerebbe in pratica la più radicale rifondazione della storia della Sampdoria, a differenza di quanto fatto nelle altre occasioni di riconquista della massima serie e con l'incertezza del numero di anni necessario per raggiungere la Serie A, come dimostra l'esperienza del Pisa di Knaster e il Parma di Krause, due tycoon che certamente non hanno problemi di portafoglio. E servirebbero quindi risorse economiche ulteriori a quelle necessarie per stabilizzare una situazione aziendale compromessa.