ROMA - Così, come un fulmine a ciel sereno che provoca un terremoto: Roberto Mancini a sorpresa lascia la guida della nazionale italiana. Il ct, un tempo numero 10 simbolo della Sampdoria dei tempi d'oro, decide di fare un passo indietro. La comunicazione al presidente Gabriele Gravina è arrivata nella serata di sabato. La Federcalcio senza colpo ferire ha accettato.
In un comunicato della Federcalcio l'ufficialità: "La Federazione Italiana Giuoco Calcio comunica di aver preso atto delle dimissioni di Roberto Mancini dalla carica di Commissario Tecnico della Nazionale italiana, ricevute ieri nella tarda serata. Si conclude, quindi, una significativa pagina di storia degli Azzurri, iniziata nel maggio 2018 e conclusa con le Finali di Nations League 2023; in mezzo, la vittoria a Euro 2020, un trionfo conquistato da un gruppo nel quale tutti i singoli hanno saputo diventare squadra”.
Poi è stato lo stesso Mancini a spiegare attraverso i social la sua decisione: "Le dimissioni da ct della nazionale sono state una mia scelta personale. Ringrazio il presidente federale, Gabriele Gravina, per la fiducia, insieme a tutti i membri della Figc. Saluto e ringrazio tutti i miei giocatori e tifosi che mi hanno accompagnato in questi 5 anni. Porterò sempre nel cuore la straordinaria vittoria dell'Europeo 2020".
Si chiude così una pagina a due facce della storia della nazionale italiana. Mancini era arrivato sulla panchina degli azzurri nel maggio del 2018. Una partenza spettacolare con la qualificazione agli Europei itineranti del 2020 poi posticipati di un anno a causa del Covid. Un percorso da squadra e gruppo unito in un crescendo culminato nella notte di Wembley con il trionfo di una nazionale che nel suo staff era a tinte blucerchiate. Insieme al Mancio a guidare Chiesa e compagni alla vittoria di Londra contro l'Inghilterra padroni di casa, c'erano l'amico di una vita Gianluca Vialli, scomparso il 6 gennaio di quest'anno, e poi Alberico Evani, Attilio Lombardo, Giulio Nuciari e Fausto Salsano. Ma dopo gli Europei, ecco l'onta della mancata qualificazione ai mondiali in Qatar, la seconda consecutiva dopo Russia 2018 quando sulla panchina nazionale sedeva il genovese Giampiero Ventura.
Rispetto a Ventura con Mancini nonostante tutto si decise di andare avanti insieme. Ma i vari pezzi del suo staff sono andati via via perdendosi. Prima il commosso addio a Vialli, poi la mini rivoluzione con Evani, Lombardo e Nuciari costretti a lasciare. Con Salsano unico superstite. Mosse che forse hanno fatto sentire l'allenatore solo e aumentato i malumori. E così è arrivata la decisione personale. Ora il terremoto c'è stato, il Mancio saluta e chiude la porta, a suo modo. Lascia dopo oltre cinque anni conditi da 61 panchine azzurre e un bilancio finale di 39 vittorie, 13 pareggi e 9 sconfitte.
Ai vertici della Federcalcio il compito di ricostruire una nazionale che traballa. Tra i toto nomi per il post Mancini in pole c'è Luciano Spalletti, fresco di scudetto col Napoli e un passato da giocatore tra Entella e Spezia nella seconda metà degli anni '80 e poi la Samp guidata dalla panchina nella stagione 1998-99. Chissà che non sia proprio lui a essere chiamato a ricostruire, ancora una volta, le sorti della nazionale azzurra.