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Oggi Criscito allena l'under 14 del Genoa. Al Porto Antico per un evento della Panini ha ripercorso la sua carriera: "Oggi Gudmundsson è il giocatore più determinante. Gilardino sta facendo un ottimo lavoro"
2 minuti e 15 secondi di lettura
di Andrea Popolano

GENOVA - Mimmo Criscito oggi allena l'under 14 del Genoa. Il rigore realizzato col Bari all'ultima giornata dello scorso campionato è stato il suo ultimo atto da calciatore, poi è iniziata quella da mister con i ragazzi più giovani. Ma l'allenatore Criscito ha le idee già molto chiare: "I ragazzi sono cresciuti tanto in questi mesi, l'obiettivo è quello di farli crescere ancora, ci stiamo riuscendo, stiamo facendo un buon lavoro. Ho avuto tanti grandi allenatori, ho rubato un po' di segreti anche a loro. Ho la mia idea di calcio e la porto avanti". Presto il capitano rossoblù della promozione inizierà il corso da allenatore a Coverciano. "Prima dei trent'anni non pensavo che avrei fatto l'allenatore, arrivato ai trenta invece ci ho ripensato".

Lo sguardo si proietta immancabilmente alla stagione del Genoa guidato da Alberto Gilardino. "Sta facendo un ottimo campionato, ha sempre giocato a viso aperto con tutti - spiega Criscito -. Tanto merito è proprio di Gilardino che sta facendo un ottimo lavoro. Speriamo che presto il Genoa possa andare in Europa, quest'anno la vedo dura ma tra qualche anno magari sì". Criscito ha partecipato all'ultima tappa del Panini tour che si è svolto al Porto Antico. Un grande abbraccio collettivo per lui da parte dei tanti bambini, e i loro papà, che si sono fatti firmare figurine e scattato selfie con l'ex difensore rossoblù.

"In questa stagione il giocatore più importante del Genoa è Gudmundsson, lo sta dimostrando. Retegui chi mi ricorda? È un giocatore d'area di rigore, alla Gilardino, anche lui in area la buttava sempre dentro".

Criscito ha ripercorso la sua carriera proprio attraverso le figurine Panini. Dagli inizi al Genoa al passaggio alla Juve, il ritorno a Genova, le stagioni in Russia, quella in Canada e il finale a Genova tra amarezze e la gioia finale per la serie A ritrovata: "Ho lasciato Napoli quando avevo 15 anni, non è stato facile, avere tanti compagni di Napoli mi ha aiutato. E poi Genova mi ha accolto subito benissimo. L'esordio col Genoa? Ricordo ancora che dopo la partita avevo la testa piena dei cori della Nord. Dopo l'anno alla Juve sono tornato al Genoa, ero giovane e volevo giocare. Poi c'è stata la stagione incredibile con Milito e Thiago Motta, una squadra fortissima in lotta per la qualificazione in Champions".

Poi gli anni allo Zenit e nel 2018-2019 il ritorno sotto la Lanterna: "Rifarei la scelta di tornare altre mille volte. Indossare la fascia da capitano è stato qualcosa di meraviglioso". E poi la retrocessione: "Il rigore con la Samp? In quel momento sono stato debole, avevo paura di sbagliare. Quello contro il Bari all'ultima ha cancellato l'altro. Come un disegno voluto dal dio del calcio".       

 

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