Lo dico da tifoso interista: gli juventini, sostenitori, giocatori, allenatore, dirigenti vanno giustamente fieri di aver vinto la Coppa Italia. Mi dispiace un po’ che quando è capitato all’Inter era solo una “coppetta”, ma tant’è…
La verità è che ogni trofeo, grande o piccolo che sia nella classifica delle vittorie, ha un importante significato intrinseco. Come quando la Roma si è aggiudicata la Conference e ora speriamo che la Fiorentina possa emularla. Speriamo pure che l’Atalanta superi i tedeschi del Bayer: per ribadire la nostra superiorità sui “crucchi” (e mica solo nel calcio…) e affinché la Dea, fallito l’assalto alla Coppa Italia, si rifaccia con gli interessi grazie all’Europa League.
Lo merita sopratutto Gian Piero Gasperini, che a Genova, sponda rossoblu, ben conosciamo. A ulteriore dimostrazione che certo esiste una differenza fra i trofei, perché diverso è il parterre dei partecipanti alle competizioni, però tutti hanno un denominatore comune: è sempre molto difficile arrivare in fondo. Difatti pure ai secondi, cioè ai finalisti, vanno i dovuti applausi. Ma aggiudicarsi un trofeo, qualunque esso sia, è la cosa più bella.
Tutti guardiamo al sistema anglosassone e sopratutto alla Premier, ritenuta il miglior campionato del pianeta. Bene, là vincere anche quella che da noi viene definita “coppetta” è considerato il massimo. Di più: la singola partita, magari ormai ininfluente per la classifica, è ritenuta comunque importante. Quindi da vincere.
Lo dico con un pizzico di magone: oltremanica la vittoriosa e onusta di celebrazioni Inter di quest’anno non avrebbe mai perso con il Sassuolo. Meglio: la prima può perdere con l’ultima, ma non in quel modo. Meno male che ci siamo rifatti con il Frosinone. Dunque: felicitazioni alla Juve e a tutti i suoi sostenitori.