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Sport

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di Giovanni Porcella

Nel momento più delicato dopo lo shock delle partenze di Retegui e Gudmundsson (peraltro addii attesi e dispiace che qualcuno non volesse capirlo insultando chi sommessamente aveva anticipato le brutte sorprese) il Genoa avrebbe potuto schiantarsi con le proprie fragilità contro il muro dell’Inter campione d’Italia sceso a Marassi per vincere e basta. Invece no.

Due i motivi che essenzialmente hanno cambiato la logica del più forte contro il più debole. Per prima cosa il pubblico rossoblù: Genoa da urlo trascinato dai suoi tifosi con uno stadio bollente con oltre 30mila cuori genoani, quasi tutti abbonati, che si meritano una percentuale di meriti sulla classifica finale. La spinta della gente è stata da match europeo con una cornice strabiliante. In uno stadio così che ti prende per mano quando stai per cadere, tutto è possibile. Poi per comprendere l’impresa estetica con i nerazzurri, oltre il punto in classifica, si va dritti ad indicare Alberto Gilardino.

Il Mister del Grifone è stato bravo a gestire le comprensibili agitazione dei tifosi che hanno visto partire i propri idoli alla vigilia del match contro la squadra di Inzaghi. Gila ha fatto il parafulmine in modo intelligente pur chiedendo rinforzi. Ha anestetizzato i mal di pancia mettendo al centro il gruppo, bollando Gudmundsson come il passato “mentre il presente è il Genoa”. Giocare con l’Inter senza un vero centravanti e trovare due gol più altro, soprattutto nel finale incandescente della partita, significa essere padrone del Genoa, tecnicamente s’intende. La mossa di mandare il baby Ekhator in campo con Messias e Vitinha dice tutto: coraggio e strategia. E la risposta è arrivata anche dal bomber della Primavera che dato il via all’azione decisiva con Bisseck che farà fallo di mano in area. E poi la lezione di Badelj semplicemente straordinario.

Gilardino è l’essenza del Genoa, aspettando idee e mosse sul mercato da parte di chi è pagato per farlo. Ma per una settimana non ci saranno pressioni visto che ci sarà un Pinamonti in più e con un Ekuban probabilmente pronto a rientrare. Intanto c’e’ la scoperta di Gollini, ottima la prima per il portiere, ma nessuno è andato sotto la sufficienza. Ora il Monza, la bestia nera, ma il Genoa senza fare troppi voli pindarici almeno oggi pare più forte. Ma per favore si parli solo di salvezza. L’umiltà sta alla base di questo Genoa che è in sintonia con la sua gente, unica.

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