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Sport

Il campione genovese vuole chiedere al primo cittadino di Genova di investire maggiormente sullo sport per persone con disabilità
3 minuti e 49 secondi di lettura
di Giorgia Fabiocchi

GENOVA - Non si sente un predestinato Francesco Bocciardo, campione paralimpico di nuoto, ma che sia predestinazione o no Lui, Bocciardo, la storia l'ha fatta. E forse era già tutto scritto. Testimonial di "Genova 2024 Capitale Europea dello Sport", ha firmato un'altra grande impresa conquistando alle Paralimpiadi di Parigi 2024 la medaglia d'oro nei 200 m. stile libero con il tempo di 2’25’’99. Si tratta del quarto successo alle Paralimpiadi dopo Rio 2016 (400 stile libero) e Tokyo 2020 (200 stile libero e 100 stile libero). Nessun nuotatore, mai, era riuscito a vincere in tre edizioni diverse l'oro olimpico. "Non mi sento un predestinato, mi sono sempre allenato e impegnato tanto, ho fatto molti sacrifici e sono contento perché non me l'aspettavo e gli avversari erano forti, ma è andata bene. Per riuscire a vincere dovevo fare una gara in progressione ed è andato tutto bene, come liguri abbiamo preso un piccolo primato. E sono arrivate le tre vittorie d'oro di seguito alle Paralimpiadi" le parole di Francesco Bocciardo, campione paralimpico di nuoto, a Primocanale.

Francesco, che emozioni hai provato quando sul tabellone hai visto che eri arrivato primo?
"Non è facile lì per lì, quasi non ti riesci a rendere conto, me ne sono accorto con i giorni e piano piano ho realizzato. Grazie a tutti i miei allenatori, grazie alle Fiamme Oro, alla Federazione, a mia moglie Camilla, alla mia famiglia e a tutti i miei amici, chi mi hanno seguito. La vittoria è il frutto di tutto un team che ti aiuta e ti sta vicino, ed è fondamentale".

Sei ancora a Parigi? Come sono le tue giornate?
"Sì sono ancora a Parigi e ci rimarrò fino al 9 settembre. Affronterò ancora una gara, o forse due, una nei 50 sl e poi una staffetta mista a stili diversi con uomini e donne".

Questo significa che puoi ancora di più entrare nella storia?
"Sarà molto difficile, però adesso devo riposare e recuperare energie, non sono la mia distanza ma voglio fare bene".

Possiamo immaginare che il sapore sia stato diverso grazie all'arrivo di tuo figlio. Ti sei in qualche modo pregustato di più la vittoria? E cosa gli dirai quando crescerà?
"Il momento più bello è stato dopo la premiazione, sono riuscito a farlo scendere e ho fatto una foto con lui, che vorrò stampare e mettere vicino al cassetto, non si rende conto che è stato a Parigi ma quando realizzerà vorrò spiegargli tutto quello che ho fatto. Camilla e la mia famiglia mi hanno dato forza e ancora di più me l'ha data l'arrivo di Daniele".

Hai ancora qualche obiettivo da raggiungere o quando si vive e si ottiene così tanto non ci si riesce? D'altronde hai consacrato con Parigi 2024.
"Voglio essere scaramantico e non dire nulla, fare bene le gare poi si vedrà. Mi piacerebbe però poter parlare con Bucci per chiedere lui di fare di più con lo sport paralimpico. Si deve fare un salto di qualità, servono maggiori politiche, ancora di più, per lavorare in maniera sinergica. Bisogna coinvolgere di più le società sportive e paralimpiche e le grandi campioni come me".

C'è ancora bisogno di fare molto, ma il gap mancante è un problema soprattutto italiano o Genova in qualche modo è indietro?
"Genova e in generale la Liguria sono cresciuti come movimento paralimpico, di pari passo con l'Italia e il resto del mondo, ma se vogliamo essere tra le regioni leader dobbiamo fare di più, il potenziale lo abbiamo e dobbiamo calcare la mano sulle politiche paralimpiche".

Sappiamo che sei tifoso del Genoa, come giudichi l'esordio rossoblù? Che sensazione hai per quest'anno?
"Penso che il Genoa possa ancora sorprenderci tanto, bisogna dare un po' di tempo alla squadra, sono stati persi giocatori importanti ma il potenziale c'è, può fare bene ma ci vorrà del tempo. Il Genoa ha tutto il potenziale per riuscire a fare bene".

L'ultima cosa che ti chiedo, Francesco, è questa: qual è il messaggio che manderesti a chi si avvicina allo sport?
"Lo sport può abbattere le barriere, se volete aprire il settore paralimpico dovete sapere che non siete da soli, anzi. Attraverso lo sport una persona rinasce e le barriere si possono abbattere, bisogna però informarsi e trovare formazioni. Altro messaggio da mandare, non solo ai disabili, è quello di non avere paura di accostarsi alle persone con disabilità. Si tende infatti ad avere delle remore e dell'imbarazzo, ma non è giusto. Quando a inizio stagione mi alleno con i normodotati, li trovo quasi spaventati, ma poi si arrabbiano a fine stagione quando vado più forte di loro. Importante parlare sempre di disabilità e sviscerare temi che sono tabù, solo parlandone si possono risolvere i problemi".

 

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