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di Marco Bisacchi

GENOVA - Andrea Sottil - tecnico della Sampdoria - non cerca alibi alla vigilia del match con la Juve Stabia a Marassi, che si giocherà a porte chiuse dopo i fatti del derby. I blucerchiati avranno uno svantaggio ambientale ma non vogliono frenare la rincorsa in classifica nel campionato di Serie B. 

"Mi è già capitato di vivere partite a porte chiuse sia da allenatore da giocatore. E' qualcosa di surreale. Un po' come tra virgolette ammazzare lo spettacolo. Soprattutto in casa nostra il pubblico è meraviglioso, trascinante. Però non possiamo che prenderne atto. Non dobbiamo farne una scusa, un alibi. Lo sappiamo da diversi giorni, è stata presa questa decisione. Giusta o sbagliata non sta me dirlo. Noi abbiamo l'obbligo di andare oltre, concentrandoci solo per fare una grandissima prestazione. E attraverso una grande prestazione raggiungere il risultato. Certo, col pubblico sarebbe stato meglio. Ma la situazione è questa e va accettata" dice Sottil.

La settimana perfetta della Samp, ora la Juve Stabia e poi la sosta. "Un'ottima settimana che fa parte del passato. Una settimana che ci lascia consapevolezza del potenziale di questa squadra, del suo potenziale e di come e con quale mentalità deve approcciare alle partite. Non ho mai avuto dubbi sotto l'aspetto qualitativo della squadra. Ma quello che mi è piaciuto è stato lo spirito, l'approccio, la voglia di combattere, la mentalità, il saper soffrire - dice Sottil - quando vedo le punte che vanno a rincorrere e si fanno ammonire al novantesimo sono contento. Questo è archiviato, ora unico obiettivo è la Juve Stabia. Una squadra in salute, allenata bene, rodata con tanti giocatori che già erano in rosa in C. Una squadra con identità forte. Noi rispettiamo tutti gli avversari però poi dobbiamo pensare alla nostra partita, a quello che dobbiamo fare noi per mettere in difficoltà la Juve Stabia. Oggi giornata di grande concentrazione. Per noi è importante dare continuità di prestazione e di punti".

Da Modena alla Juve Stabia, gli esami non finiscono mai. "Tutte le partite sono esami ma vanno vissute col giusto equilibrio, non bisogna arrivarci troppo tesi, troppi impauriti. Ma nemmeno troppo spavaldi, superficiali. L'aspetto mentale non è nient'altro che la nostra identità. Noi abbiamo iniziato un percorso, siamo entrati nella strada giusta. Dobbiamo plasmare la nostra identità. La strada è quella giusta, abbiamo schiacciato il gas e dobbiamo continuare - dice Sottil - sappiamo benissimo che tutte le partite in Italia sono scorbutiche. Squadre organizzate, allenatori preparati, giocatori di qualità. Detto questo lo sappiamo ma anche noi abbiamo qualità, passo, fame. Questa squadra vuole essere protagonista di questo campionato. Una sana spregiudicatezza per chiudere bene questo mini ciclo".

Tutino e Coda davanti, la Samp sa aspettare il momento giusto per colpire senza per forza dominare il gioco? "Le partite non sono tutte uguali. All'interno delle partite ci sono tante mini partite. A Modena la squadra ha dimostrato maturità a leggere le situazioni. C'è il momento in cui si soffre, in cui ci si abbassa. Dico sempre che se dobbiamo essere brutti dobbiamo imparare ad essere brutti. Poi due gol in transizione, vecchio contropiede. In due passaggi siamo andati in porta, sono stati molto bravi a finalizzare. Poi certo la squadra deve essere aggressiva in avanti, deve comandare il gioco. Ma deve anche essere scaltra e mestierante nel capire i momenti in cui devi soffrire. Davanti non ci sono solo Tutino e Coda, anche Borini, Sekulov, Pedrola che rientrerà. E stanno facendo bene anche i quinti".

I gol arrivano anche dagli esterni Venuti e Ioannou. "I quinti devono pedalare, noi abbiamo quinti forti, di gamba. In questo tipo di gioco devono attaccare, devono entrare. Bene così. Di gol ne devono arrivare ancora tanti" dice Sottil.

Situazione generale dell'infermeria. Torna Pedrola? "Pedrola è quasi a posto. Stiamo parlando di un giocatore che da parecchi mesi manca dall'allenamento attivo. Quando si parla di giocatore pronto vuol dire che ha fatto un lavoro propedeutico per fare la parte attiva. Ha bisogno di qualche settimana ma questa sosta capita a fagiolo per lavorare con la squadra. Penso sarà convocabile per Cesena. I problemi sono Romagnoli e Vieira, stiamo valutando l'entità degli infortuni. Non saranno della partita. Per il resto sono tutti a disposizione".

Alcune ammonizioni da evitare? "Quando chiedi l'aggressività e il ritmo, qualcosa puoi pagare come eccesso di contrasto - dice Sottil - ma è chiaro che in certe zone del campo bisogna anche saper temporeggiare. In zone del campo non pericolose, esterne, bisogna anche utilizzare come dico sempre due velocità. Per esempio a Modena avevo Benedetti e Yepes ammoniti, non potevo tenere il centrocampo ammonito. Perché poi non si è più aggressivi come prima. Fa parte del calcio ma qualche volta, in qualche zona, bisogna essere più attenti".

Esiste una tabella promozione? "Mai avuto tabelle da quando arrivo - dice Sottil - poi magari si fanno i conti sono alla fine, verso l'arrivo della stagione. Ma non faccio tabelle".

Come sta Borini? "Borini ha avuto un problema di febbre, di influenza. Non ha potuto partecipare alla trasferta di Modena. E' rientrato, un po' debilitato. E' disponibile. Il giocatore non lo scopro io. Ha i colpi, lo ha dimostrato nel derby. Lo dico sempre. Devono sentirsi tutti coinvolti. Il campionato è lungo. Coi cinque cambi puoi diventare protagonista della partita anche se non inizi da titolare". 

Come sta Ricci? "Ricci è un giocatore di qualità, di esperienza. Poi certo dopo gli infortuni se stai fuori tanti mesi non è facile poi riprendere il ritmo e mettersi al livello degli altri. Anche lui sta bene, anche lui approfitterà della sosta per recuperare questo gap di condizione, anche tecnico tattico, per essere a disposizione. Lui è un nostro giocatore che può dare sicuramente una mano".

L'abbraccio finale con Tutino a Modena. "No, Gennaro ha fatto una battuta. Avevo il mal di gola, avevo preso una caramella per la gola - sorride Sottil - e lui allora diceva di non voler abbracciarmi a fine partita perché temeva che avessi qualcosa, che avessi il covid. E invece io gli ho detto che ero senza voce solo perché avevo urlato tutta la partita".

 

 

 

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