In attesa che il Tribunale fallimentare di Roma si pronunci sul futuro dei concordati dell'azienda Eleven Finance srl del gruppo Ferrero (proseguono o saranno revocati con l'avvio della procedura fallimentare?) ed in presenza dell'impazzare di “voci” attorno alla Sampdoria, proviamo a fare un po' di chiarezza, definendo i contorni e le prospettive entro le quali si determina l'avvenire della società blucerchiata.
Intanto, l’eventuale avvio di una procedura fallimentare per Eleven Finance srl non coinvolgerebbe direttamente l’U.C. Sampdoria spa. Infatti, su questo tema, ovvero se il fallimento di una società possa estendersi automaticamente ad un’altra società soggetta al comune controllo, la legge è abbastanza chiara. Salvo casi speciali come l'amministrazione straordinaria, il fallimento è della singola impresa e pertanto il fallimento di una società non si estende automaticamente alla “sorella” e neanche alla “mamma”, in virtù del rapporto di partecipazione o comune controllo.
Perché ciò avvenga, non quale effetto automatico comunque, è necessario che l'insolvenza di una società comporti, in virtù di specifici rapporti (ad esempio la società dipendeva dalle forniture fatte alla “sorella” o aveva un credito di significativo importo), l'insolvenza dell'altra. Ove invece non vi siano tali rapporti/legami, risulta abbastanza pacifico che il fallimento di una società del gruppo non comporti il fallimento delle altre. In ogni caso nel nostro ordinamento non esiste il concetto di insolvenza di gruppo che faccia sì che ex lege il fallimento di una società si estenda anche alle altre società del gruppo.
Ma che cosa ha portato a questa situazione? La scorsa estate Massimo Ferrero aveva rifiutato una trentina di milioni di “buonuscita” da un gruppo imprenditoriale, facente capo a Gianpiero Fiorani, uomo di fiducia di Gabriele Volpi, patron della Pro Recco e non solo ovviamente, disposto a rilevare i beni in pancia al gruppo Ferrero, accollandosi contestualmente tutti i debiti. Fiorani era interessato soprattutto al complesso immobiliare cinematografico del gruppo Ferrero, suscettibile nel breve periodo anche di un possibile cambio di destinazione d’uso, residenziale. Nell’operazione la Sampdoria avrebbe costituito un asset compreso nel “pacchetto” ma non considerato strategico, da valutare successivamente insomma.
Qui, tuttavia, avrebbe potuto entrare in gioco Gabriele Volpi, che da ragazzino era sampdoriano e magari sarebbe stato anche tentato dall’idea di diventare proprietario e presidente della società blucerchiata, guidando una holding già affermata in campo sportivo. Altrimenti la Sampdoria avrebbe potuto essere ceduta ad un altro soggetto in un secondo momento.
Il no di Ferrero, che confidava nell’accoglimento dei concordati e di conseguenza nei due anni e mezzo di tempo a disposizione per adempiervi, tirando per così dire a campare, ha “indispettito” in particolare uno dei creditori, l’istituto finanziario svedese Hoist, che per reazione ha tentato di far saltare tutto bloccando i concordati.
Ma che cosa potrà accadere adesso alla società blucerchiata? Una prima ipotesi è che il tandem Volpi-Fiorani ripresenti a Ferrero la stessa proposta avanzata in estate e che stavolta lui sia costretto obtorto collo dalle circostanze avverse ad accettare. Con gli eventuali 30 milioni a disposizione, il Viperetta potrebbe tornare dal Tribunale ed ottenere una sospensione della procedura fallimentare a carico di Eleven Finance srl. Ferrero perderebbe tutto – cinema, immobili, Sampdoria – ma eviterebbe una seconda, rovinosa caduta (dopo il fallimento Livingston e la condanna per bancarotta fraudolenta). A quel punto Volpi-Fiorani sarebbero nelle condizioni di pianificare anche il futuro della Sampdoria, continuando a gestirla o cedendola ad un altro pretendente.
Esiste anche un’altra soluzione molto accreditata, ovvero che la proposta di “liquidazione” a Ferrero giunga dallo stesso fondo americano, York Capital, guidato da Jamie Dinan, che aveva tentato la scalata alla Sampdoria due anni fa con Gianluca Vialli e Alex Knaster (poi approdato al Pisa). Dinan, infatti, ha in pancia una parte del debito ceduto dal gruppo Ferrero. Inoltre, York Capital ed il suo fondo sono interessati ad investimenti, già pianificati, in Italia, in Liguria e a Genova (si era parlato degli Erzelli, ad esempio). Il vantaggio degli americani, tuttora legati alla figura carismatica di Gianluca Vialli e alla sua piattaforma (con il socio Zanetton) Tifosy , è quello di avere parzialmente già studiato i bilanci della Sampdoria, nel frattempo peggiorati per la pandemia, gli scarsi risultati ed il mercato fiacco.
Qualora nessuna di queste due ipotesi (o altre partite dopo) andasse in porto – Volpi/Fiorani o York Capital/Dinan – potrebbe o, più precisamente, “dovrebbe” entrare in scena in prima persona l’ex presidente della Sampdoria, Edoardo Garrone, colui che (spinto dalla sua famiglia e dalla famiglia Mondini, i due rami della Erg e della San Quirico Holding) aveva regalato la società blucerchiata a Ferrero e che successivamente aveva promesso solennemente, oltre che pubblicamente, di intervenire in caso di potenziale fallimento della Sampdoria.
Lo scenario è aperto, fluido. Ma quelle che abbiamo descritto sono le tre rappresentazioni più plausibili. E la Sampdoria, comunque vada, potrebbe cadere in piedi, specie se raffrontata con il recente passato. Non tanto per i futuri risultati - nessuno, nemmeno Vialli avrebbe significato o significherebbe automaticamente rinnovare i fasti di un tempo – quanto per il recupero sul terreno dell’immagine, della credibilità, della sua storia insomma.
Bisogna avere ben presente, tuttavia, che si tratta di un percorso ad ostacoli ed una corsa a tappe, nel corsi dei quali occorreranno pazienza (da parte dell'ambiente) e nervi saldi (da parte dei soggetti interessati) perché l'attore principale che gestirà la partita ancora non è stato definito, essendoci troppi elementi in sospeso. Sarà fondamentale che la squadra prosegua il proprio cammino sul campo, indipendentemente dagli sviluppi dentro e fuori la società. La quale, peraltro, con l'inaugurazione di Samp City nel cuore della città ha dimostrato di volersi preparare ad un futuro importante, mantenendo un forte potere attrattivo nonostante l'appesantirsi del debito (circa 80 milioni) e la difficoltà a realizzare concrete plusvalenze di mercato.
La Sampdoria, insomma, non è un club allo sbando, ha al suo interno una struttura di professionisti molto capaci, che stanno tenendo in piedi l’azienda nonostante quanto sta accadendo alla proprietà. E questo può essere considerata un punto di forza gradito anche ai potenziali, nuovi acquirenti. Quanti più “elementi” sussistono in pancia al club (da Samp City, al calcio femminile sino al calcio a cinque e alla strutture immobiliari) tanto più il brand può risultare appetibile. Ma occorrono calma e sangue freddo, possibilmente senza destabilizzanti fughe in avanti.