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“E ci voleva un sondaggio per scoprirlo”? Tra i tanti messaggi che sono arrivati sui social network a commento della rilevazione che abbiamo commissionato a Tecné sul senso di sicurezza degli automobilisti sulle autostrade, questo ha fatto molto sorridere. La risposta è no, evidentemente. Un sondaggio non serviva.
Ma le rilevazioni demoscopiche, con le loro regole stringenti, sono uno strumento prezioso per dimostrare anche ciò tutti sappiamo per esperienza personale.

E' dal 14 agosto 2018 che sulle autostrade della Liguria viaggiamo con grande preoccupazione, perché il lascito del crollo del Morandi non si è limitato al dramma umano e a quello economico: da quel giorno noi tutti abbiamo il diritto di non fidarci di chi gestisce le infrastrutture autostradali. Ciò che pensavamo fosse possibile nel terzo mondo, nei paesi più poveri, è diventato una nostra realtà.

E da lì discendono tutte le domande che ci siamo posti dopo (qualcuno anche prima, come il nostro editore, Maurizio Rossi, che in Senato firmava interrogazioni ben prima che il disastro si materializzasse): perché quello delle Autostrade è il più grande scandalo della storia repubblicana. Uno scandalo che si è perpretato sotto i nostri occhi e al quale, questo è forse l'aspetto più agghiacciante, è stato persino costruito un recinto di legalità. Siamo stati derubati e ciò è perfettamente legale.

Per molti anni i soci che hanno gestito la più importante concessione autostradale del Paese hanno fatto registrare utili fantasmagorici, numeri da Silicon Valley, alzando i pedaggi per opere che non sono mai state realizzate (per esempio la Gronda di Genova) e riducendo a un punto tale gli investimenti sulle manutenzioni da farci crollare un ponte sotto i piedi (il Morandi) o una galleria sulla testa (la Berté).

Di questi utili Autostrade per l'Italia si vantava, basta andare a rileggere i pamplet pubblicitari di qualche anno fa, e parte di quel denaro, al netto delle auto potenti e degli orologi d'oro, veniva reinvestito in attività estere destinate a portare nuovi ricavi miliardari. Con il denaro degli italiani, in buona sostanza, si sono alimentati fatturati esteri.

Dopo il crollo del Morandi, e lo scoperchiamento di quello che è stato definito il 'sistema Castellucci' (che di Autostrade era il deus ex machina), l'Italia intera, e massimamente i genovesi, si aspettavano una reazione dello Stato: il ritiro della concessione e una causa miliardaria contro gli azionisti (i Benetton i più importanti tra loro). Questo, al di là dello sbraitare di qualche esponente politico, non è successo: i Benetton sono stati congedati con una buonuscita miliardaria e hanno restituito al Paese un'infrastruttura distrutta.

Oggi il maxi furto si completa dell'ultimo passaggio: siccome la rete autostradale è un colabrodo e gli automobilisti (come abbiamo visto nell'ovvietà del nostro sondaggio) hanno paura a imboccarla, ora bisogna intervenire. E per farlo si annienta l'economia del terriitorio (con costi miliardari che sosteniamo noi) e si chiedono nuovi rincari ai pedaggi per per finanziare manutenzioni che avevamo già pagato. Una follia.

Tomasi ha ammesso di dover “recuperare un rapporto di fiducia con il territorio”: l'amministratore delegato, che pure ha dimostrato anche nell'incontro a Terrazza Colombo di essere uomo preparato e persona per bene, viste le premesse ha davanti a sé un compito che è più impossibile che difficile.