Il comandante della Costa Concordia in stato di fermo con pesantissime accuse si trova già, secondo molti commenti, non tanto sul banco degli imputati, ma dietro le sbarre di un carcere. Non è stato ancora interrogato ma è già condannato. Io vorrei ascoltare la sua versione, vorrei sapere che cosa risponde quest'uomo alle terribili accuse che gli sono state rivolte. Se le accuse che gli ha formulato con estrema sicurezza il procuratore di Grosseto (evidentemente su basi che noi non conosciamo ma il magistrato sì) saranno dimostrate, la responsabilità di questa tragedia immane sarà assoluta: rotta sbagliata incredibilmente, forse addirittura messe a rischio oltre quattromila persone per la bravata di un saluto a vista dal ponte di comando al molo del porto del Giglio, abbandono della nave, quasi una ignominiosa fuga , mentre regnava il panico, il caos e la morte. Ma, come si dice per salvare i parlamentari, non bisogna emettere sentenze prima di un processo. Si faccia presto per accertare la verità e condannare i colpevoli se queste tremende accuse saranno dimostrate.
Dall'altra parte, sempre sul fronte dei capi della nave, brilla l' immagine di Marrico Gianpedrone, capo commissario di bordo, praticamente il direttore del super albergo galleggiante. Lui sulla nave lo hanno trovato per miracolo, prigioniero di una cabina sott'acqua con una gamba rotta, dopo che ha salvato decine di passeggeri. Un grande uomo di mare, ma prima di tutto un vero uomo che non fugge davanti al pericolo e alle sue responsabilità.
IL COMMENTO
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