
Chi era Sergio Castellaneta, quel personaggio così popolare che ha animato Genova e la Liguria con la sua indimenticabile carica e le sue imprese politiche, da giovane liberale, poi da leader dell'Alpe, movimento della giustizia fiscale, poi come leghista, parlamentare e infine anche come candidato sindaco civico, che rasentò l'elezione al ballottaggio con Beppe Pericu nel 1997?
Castellaneta, scomparso nel 2018, mentre correggeva le bozze della sua biografia, dopo una vita così piena, è stato un precursore di tante rivoluzioni in arrivo che con Mario Paternostro ricordiamo nella nostra rubrica, intitolata appunto “Ti ricordi?”
Era un personaggio veramente indimenticabile, una specie di fuoco artificiale, che dagli anni Ottanta ha tracciato da diverse posizione la vita pubblica e politica genovese e non solo.
Si può dire che è stato l'uomo che ha portato la Lega Nord di Bossi a Genova, anche se non è stato lui il primo a insediare quel movimento nordista, nato nel cuore della Lombardia, sulla riva del mare. Castellaneta era già partito con le sue ribellioni, con le sue polemiche, comparendo dagli schermi di Telegenova, dove trasmetteva una volta alla settimana un programma “di fuoco” attaccando il sistema dei partiti, sopratutto chi era al Governo, a Roma, ma anche a Genova con un linguaggio durissimo, al limite della contumelia.
In quel modo si era costruito una fama, che accresceva quella conquistata come figura di spicco nel mondo medico. Angiologo, molto attivo nella sua categoria, fratello di Antonio anche lui medico e cattedratico, futuro e indimenticabile presidente dell'Ordine dei Medici per un decennio, era l'uomo giusto per far sfondare la Lega in Liguria.
E così fu, insieme a Bruno Ravera, il fondatore numero uno e poi agli altri, che seguirono e che nelle elezioni comunali del 1990 conquistarono a sorpresa cinque seggi a Tursi, incominciando a fare il bello e il cattivo tempo nella Sala Rossa.
Per Castellaneta la scalata alla popolarità era stata un lampo. Nella sua vita politica ha partecipato a ben otto consultazioni nazionali e locali, stravincendo sempre con caterve di preferenze, perfino 35 mila nella sua seconda elezione parlamentare.
Spiccano le tre elezioni in Parlamento, inizialmente nella pattuglia della Lega, che sbarcò a Roma, sconvolgendo la politica italiana con il Bossi della prima ora.
Ma Sergio era troppo indipendente e il legame con la Lega, che aveva portato tanti successi, alla fine si ruppe forse perchè il legame con il Senatur non era mai stato tanto solido e affettivo. E fu allora che l'intera personalità di quel medico, alto, con quella testa di capelli bianchi, il passo veloce, la battuta bruciante, la capacità di catalizzare ovunque un consenso a valanga, si dimostrò completamente.
Il punto più alto furono appunto le elezioni comunali nelle quali Castellaneta si presentò con la sigla “Genova Nuova”, correndo contro Beppe Pericu per il centro sinistra, Adrano Sansa che era uscito dall'alleanza progressista e correva da solo e con il vulcanologo Claudio Eva, che era stato scelto dal centro destra. Ebbene in quella contesa il meno pronosticato, Sergio, arrivò al ballottaggio contro Pericu e sfiorò la vittoria, arrivando a soli 5000 voti dal candidato, che poi avrebbe governato Genova per dieci anni.
Era il successo del primo civico che si schierava in elezioni durante il cataclisma del passaggio tra la prima e la seconda Repubblica. Si può dire che fu il primo a contrapporre una identità di Genova diversa da quella mediata dai partiti tradizionali di destra e di sinistra.
Non poteva che essere lui così, potente per una popolarità costruita non solo in tante elezioni, ma per un carattere diretto, dai toni alti, anche dalla generosità trasbordante, dalla disponibilità senza richiesta di contropartite, a tracciare quella strada che poi ci sono voluti anni e forse più di una generazione per riprendere.
Lui la crisi dei partiti l'aveva già smascherata, con denunce anche eccessive nei modi e nei toni. In Parlamento, quando prendeva la parola, l'aula si fermava tanta era la capacità di essere incisivo e anche prepotente nei toni.
Memorabili gli scontri anche con grandi personaggi della politica di allora, a incominciare da Andreotti, che Castellaneta sfidava senza nessuna remora. La Dc era il suo obiettivo preferito, ma non scherzava neppure con la sinistra e con i socialisti in furibondi scontri polemici.
A Genova e in Liguria, dove avrebbe corso diventando anche consigliere regionale nell'epoca di Biasotti, la sua verve era ancora più appuntita, per una conoscenza diretta dei problemi.
Il suo grande rimpianto è stato , forse, quello di non essere stato scelto per fare l'assessore alla Sanità, che era il suo mestiere.
Ma anche dopo l'uscita di scena dal campo ligure e dopo la sconfitta di Biasotti nel 2005 contro Burlando, Castellaneta è rimasto sulla scena politica, avvicinandosi un po' ai radicali, votando qualche loro battaglia, diventando sempre più critico verso il centro destra, che stava rimontando in Liguria.
Quando, invece di Rixi fu candidato Giovanni Toti per la presidenza della Regione nel 2015, si infuriò
e urlò. “Abbiamo perso tutto, anche l'onore!” Rientrando così nelle sue radici leghiste.
“Ti ricordi?” con Sergio Castellaneta andrà in onda lunedì sera alle 2230 su Primocanale e poi per tutta la settimana. A darci una mano per definire meglio questa personalità è stato in trasmissione il professor Giampiero Cama, docente di politica all'Università di Genova.
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