Cronaca

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"L'azienda ha confermato che, a seguito del sequestro dei prodotti finiti, ci saranno presto ripercussioni anche sugli altri impianti italiani ed esteri. Genova e Novi Ligure si fermeranno entro tre-quattro giorni", queste le parole del segretario provinciale di Taranto della Uilm, Antonio Talò

Parole che hanno creato allarme, ma che poi sono state in pratica smentite dai referenti dei sindacati a livello genovese.

"C'è lavoro fino al 20 dicembre - afferma il segretario genovese della Uil Antonio Apa - Poi tutto dipende dall'emendamento al decreto che dovrebbe consentire il dissequestro dei materiali immobilizzati nelle banchina, e che potrebbe arrivare all'inizio della prossima settimana.

Anche la Fiom genovese smentisce la Uil di Taranto ribadendo che l'impianto Ilva di Genova sarà operativo almeno fino al 20.


Delle ripercussioni del mancato dissequestro dei prodotti semilavorati, l'azienda ha parlato in un incontro tra la dirigenza dell'Ilva e i sindacati di categoria nel quale è stata annnciata per Taranto la cassa integrazione in deroga per 1.428 lavoratori fino al 31 gennaio.  


L'Ilva pochi giorni fa aveva annunciato ripercussioni per 1.500 dipendenti impegnati negli stabilimenti liguri, per l'Hellenic Steel di Salonicco, la Tunisacier di Tunisi, gli stabilimenti della Francia e le strutture di Torino, Milano, Padova, Salerno, Marghera. Una ricaduta occupazionale che coinvolgerà un totale di circa 2.500 addetti.


L'unica speranza per l'Ilva di Genova è il voto della prossima settimana sull'emendamento del Governo che dovrà 'liberare' i prodotti già lavorati ma sequestrati a Taranto. Dopo l'Epifania è infatti attesa a Genova da Taranto una nave con un carico di rotoli di laminato, tra i quali alcuni di quelli sotto sequestro.