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Forza italia passa dalle parole ai fatti e dopo la rottura del Patto del Nazareno e forte del rinsaldato asse con la Lega va all'attacco. Il primo atto sono le dimissioni di Francesco Paolo Sisto da relatore di minoranza delle riforme costituzionali tornate in Aula oggi dopo l'elezione del nuovo capo dello Stato. "Faremo di tutto per rallentare le riforme", promettono gli azzurri. "Andremo avanti", è la replica del Pd.

Sisto, che è presidente della commissione Affari costituzionali e relatore del provvedimento con Emanuele Fiano del Pd, ha spiegato di dimettersi "con il dolore profondo del giurista cui viene data l'occasione di riscrivere la Costituzione, ma con la coerenza di una appartenenza a un partito senza opportunismi". "Con senso di responsabilità - ha detto - Fi ha partecipato ad una intesa innaturale con il Pd per una cooperazione sulle riforme che non rinnegasse il passato, con cancellasse il presente e non precludesse il futuro. Un patto che è una transizione temporanea e che oggi non è più viva in quanto l'accordo è stato sciolto e Fi si ritiene libera di non essere scontenta".

Bocciata la richiesta di rinvio in commissione del Movimento Cinque Stelle. Sul testo per il momento sono dunque previste sedute tutti i giorni dalle 9 alle 23 fino a sabato e ci sono circa 2mila voti da fare. Il testo dovrà poi tornare al Senato e, dato che si tratta di una riforma costituzionale, è previsto un doppio passaggio alle Camere a distanza di tre mesi.

Oltre al rischio ostruzionismo, sulle riforme restano comunque da sciogliere ancora alcuni nodi dentro la stessa maggioranza. Due i capitoli principali, su cui insiste la minoranza Pd: quello legato alle norme transitorie per il ricorso preventivo alla Corte costituzionale in materia di legge elettorale e quello relativo alla possibilità di scorporare le spese per investimenti dal pareggio di Bilancio previsto in Costituzione, a cui si aggiungono i capitoli relativi al procedimento legislativo, alle competenze Stato-Regioni nonché quello relativo al quorum necessario per la dichiarazione di guerra.

Per quanto riguarda il cosiddetto sindacato di costituzionalità all'interno dello stesso Pd si confrontano diverse posizioni: il testo attuale prevede che sia necessario 1/3 dei parlamentari per chiedere una valutazione preventiva alla Corte costituzionale delle riforme del sistema di voto mentre tra gli esponenti della minoranza Dem c'è chi vorrebbe portare l'asticella a 1/10 e chi addirittura vorrebbe che il meccanismo fosse automatico, prevedendo tra l'altro che possa valere anche in via transitoria per l'Italicum.