"Va bene tutto, ma chi ci mette i soldi?": è Tirreno Bianchi, console della Compagnia Pietro Chiesa, a rompere l'incantesimo del nuovo Piano regolatore portuale, approvato dal Comitato di Palazzo San Giorgio e presentato alla stampa venerdì scorso. Opere per 2 miliardi, spostamento a mare della diga, estensione a ponente del Vte, Blue Print, trasferimento del polo petrolchimico: opere imponenti, per un costo totale di 2 miliardi. Che al momento non ci sono. Senza cadere nel facile scetticismo, il timore che il piano sia invece un libro dei sogni è legittimo.
"Il problema di fondo è quello dei finanziamenti", concorda Antonio Benvenuti, leader dei camalli della Culmv. Non solo: per Benvenuti il problema è anche quello delle infrastrutture. "Si darebbe per scontato che il progetto si basasse sulla certezza delle opere di collegamento, ma non è così. L'inoltro dei contenitori verso la Pianura Padana ha bisogno di valichi per liberare gli spazi, viste anche le dimensioni sempre più imponenti delle navi. Al momento non ci sono garanzie. L'altra cosa è che comunque le infrastrutture ferroviarie non sono comprese, anche se lo si darebbe per scontato", sospira il console della Compagnia Unica.
Niente certezze sui soldi e sui collegamenti, ma una certezza dal Municipio Centro Ovest: "Il polo petrolchimico non deve andare a finire sotto la Lanterna". Non ha dubbi il presidente (e camallo in aspettativa) Franco Marenco, che rigetta con forza l'ipotesi di trasferimento delle attività della Carmagnani all'ombra del simbolo della città, una delle soluzioni ipotizzata dal Piano regolatore (l'altra è quella di Multedo). "Avremmo un'altra servitù. Quella è una soluzione senza senso: a parte l'impatto visivo, va considerata la vicinanza a Sampierdarena e al centro città. E poi noi in quelle aeree vorremmo proseguire il progetto di recupero del Parco della Lanterna". Non è irrilevante ricordare che Marenco è il vicepresidente designato dalla candidata del Pd alle prossime regionali, Raffaella Paita, la quale è anche moglie del presidente dell’Autorità portuale, Luigi Merlo, che ha varato il nuovo piano regolatore. Dal conflitto di interesse familiare al conflitto politico da dirimere.
Perplesso anche un altro presidente di Municipio. "Siamo rimasti sorpresi: sapevamo che era in elaborazione, non pensavamo avesse accelerato così - dice Mauro Avvenente, presidente del Municipio Ponente - Non ci è stato consentito di confrontarci. Non c'è più l'apertura verso Pegli, e questo va bene. Ma l'estensione a ponente cosa prevede? Le opere si fermano entro i limiti che avevamo chiesto di rispettare? Vorremmo capire, non abbiamo per nulla chiaro quali sono le tappe che hanno portato fino a qui".
Da Voltri alla Foce, dove il caso dello Yacht Club e delle altre associazioni ospitate al Porticciolo Duca degli Abruzzi continua a generare tensioni. Il Blue Print prevede il tombamento di quell'area per espandere le riparazioni. A settembre Luigi Merlo aveva offerto la darsena della Fiera come destinazione delle attività sotto sfratto; una proposta seguita da un secco rifiuto: troppo poco lo spazio, ma soprattutto troppi interrogativi sulla convivenza col Salone Nautico. Da allora non ci sono stati altri incontri. "Dal 1° gennaio scadrà la concessione e saranno abusivi", taglia corto il presidente dell'Autorità portuale, che venerdì criticava la scarsa disponibilità al confronto di Yacht Club e soci. "Mai avuto l'occasione di un incontro sul Blue Print", lo smentisce il Comitato. Se è giusto garantire un futuro alle riparazioni navali e dare continuità all'occupazione, è anche vero che un confronto più aperto avrebbe forse evitato lo scontro frontale con gli attuali occupanti del porticciolo destinato al tombamento.
Insomma, se tutti si dicono d'accordo sulla necessità di preparare il porto alle sfide del domani ("Quel disegno è il futuro del nostro porto", dice il presidente di Fedespedi, Piero Lazzeri), in molti pensano che il nuovo Piano regolatore presenti ancora troppi punti interrogativi. "Mancano i dettagli. Per esempio quando si dice che si fa l'isola al Vte va bene - rincara Tirreno Bianchi - ma bisogna spiegare bene quali sono le infrastrutture di collegamento con la terraferma e come sono dimensionate". Anche sui tempi di realizzazione nessuno si sogna di mettere la mano sul fuoco, soprattutto in assenza di garanzie sui fondi. "Ci sono ancora delle opere da finire che risalgono al piano regolatore dell’era Gallanti. Quando le cose escono sui giornali sembrano già fatte, ma non è così", conclude Bianchi.
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