Cronaca

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Nel giorno del debutto del Festival, il personaggio del giorno è Patrizio Baù, in gara nella sezione Giovani. Ieri il suo brano, 'Peccati di gola', è stato messo all'indice da monsignor Alberto Maria Careggio, vescovo di Ventimiglia e Sanremo che pure aveva benedetto il festival dal palco dell'Ariston durante le prove. Oggi la sua replica. "Mi chiedo come sia possibile non solo cantare ma presentare senza imbarazzi un brano che si intitola 'Peccati di gola'", ha detto il vescovo che a proposito del verso "e dammi la mela e sai quanto mi fa gola" ha commentato "é proprio necessario correre così al ribasso?". Patrizio Baù ha 33 anni, insegna musica e chitarra nelle scuole medie e ha frequentato i corsi della scuola C.E.T. di Mogol che lo ha sotto contratto con la sua etichetta. Baù sembra uno che sa il fatto suo. "Il brano se volete è monello, mi aspettavo di suscitare interesse ma sicuramente non pensavo di incorrere nelle ire di un vescovo", spiega il cantante che si esibirà domani all'Ariston. La sintesi del suo pensiero arriva dopo una serie di argomentazioni: "il vescovo ha un suo punto di vista ovviamente. La mia canzone parla della fisicità, dell'amore che senza fisicità non esisterebbe. Il testo è aperto, ciascuno può leggerci cose diverse, ma evidentemente chi ci ha individuato messaggi immorali e al ribasso evidentemente è definito dal suo immaginario". Per monsignor Carreggio il fatto che Baù sia un insegnante costituisce un'aggravante, per il pericolo di diffondere valori immorali. "L'integrità di una persona non dipende dal testo di una canzone. A scuola insegno chitarra e musica e non ho occasione di affrontare certi argomenti con i miei allievi", sottolinea ancora Baù. "I valori che si trasmettono dipendono dalla sincerità e dall'onestà con cui si parla. A scuola io parlo di chitarra e di musica - conclude - che con il peccato non c'entrano nulla". (Ansa)