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Dopo il botta e risposta tra Ucina e Comune
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Egregio direttore, leggo della polemica nata dalle dichiarazioni della presidente di Ucina Carla Demaria (“a Genova la città è ostile al suo Salone Nautico”) e della risposta del sindaco di Genova Marco Doria, il quale attribuisce la responsabilità dei problemi alla crisi e rivendica il sostegno dato dal Comune.

Per fortuna che arriva qualcuno da fuori a svegliarci e a tentare di toglierci un po’ di tristezza e grigiore, avvisandoci con educazione, ma fermezza: "Occhio che se non cambiate, da qui si va via".
E come darle  torto!

Se sono uno che non vive a Genova e vi vado per comprarmi una barca, anche un barchino di 4 metri, voglio vedere gente triste e una città sporca e inospitale o non me ne frega niente di dove si fa il Salone, e però pretendo di incontrare una città pulita, aperta al turismo, che non mi spenna in quei giorni e che mi offre, anche fuori dal Nautico, allegria ed eventi?

Sulla storia della crisi ci campano tutti, tanto varrebbe fare una bella fiera per le onoranze funebri e non ne parliamo più! Usiamo la Fiera per fare il più grande centro d'immigrazione d'Italia, rinunciamo anche all'ultima manifestazione internazionale che abbiamo e chiudiamoci nel nostro dolore, amplificando la crisi ai livelli del Sud, che tanto al Nord Genova e la Liguria sembrano già ora starci solo per uno scherzo della cartina geografica.

Comprendo il Sindaco Doria, che è persona serissima e onesta, soffre per la nostra città, ma se vogliamo puntare sul turismo e mantenere gli ormai pochi punti di eccellenza dobbiamo saper indossare la maschera e in occasioni come il Salone Nautico saper ridere, essere accoglienti e smetterla di nasconderci dietro certi luoghi comuni.

Credo e spero che il neogovernatore Giovanni Toti in questo darà lezioni a tutti e magari inizi proprio dalla Fiera e dal Nautico per rilanciare il turismo e dare una mano alla ripresa di Genova.