cronaca

Il direttore della Caritas spezzina: “Altri arrivi, non basta la fantasia”
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“Le nostre strutture sono a tappo. I riflettori sono puntati sui migranti perché è un fenomeno epocale, ma la Caritas sta affrontando e continua ad affrontare anche le emergenze dei residenti in Provincia, pensiamo agli sfratti che aumentano settimanalmente. C’è l’ordinario e a questo si aggiunge lo straordinario del fenomeno immigrazione. C’è preoccupazione perché le strutture fanno i conti con questa situazione. I numeri continuano ad aumentare, ma le strutture sono sempre le stesse”.



Don Luca Palei, direttore della Caritas Diocesana di Spezia e Sarzana, è chiaro: nei giorni in cui altre decine di migranti saranno smistati in tutta la Provincia, spiega che la situazione è sempre più complicata:



“Noi siamo sempre in prima linea – dice - La prefettura ci aggiorna costantemente sugli arrivi. Le strutture sono collocate in tutta la Provincia, in particolare alla Spezia, a Santo Stefano, a Sarzana e a Varese Ligure. 400 persone distribuite tra Caritas, Croce rossa, “La missione” di don Franco Martini, e due strutture che hanno accolto l’appello del Papa e ora accolgono i migranti. Ma è un numero – quello degli arrivi - destinato a crescere”.



I problemi non riguardano solo le strutture che mancano, ma anche le attività da proporre ai migranti: “Lavoro non ce n’è, i giovani che arrivano non è bello lasciarli senza fare niente. Sì, fanno volontariato, ma la situazione è complicata. I ragazzi chiedono lavoro e dicono grazie all’Italia. Distinguiamo i profughi e gli immigrati economici, ma quando arrivano dal mare rischiando la vita non possiamo fare distinzioni, accogliamo tutti. Loro vorrebbero imparare l’italiano, vogliono aiutare, alcuni dipingono una cancellata, altri tagliano l’erba, altri risistemano una struttura... Poi certo c’è anche chi è meno volenteroso, ma in generale c’è la volontà di impegnarsi”.



In attesa dei nuovi arrivi, Don Palei si rivolge alle istituzioni: “Intanto devo dire un grazie sentito alla prefettura per il rapporto quotidiano e ai comuni che hanno avuto anche fantasia per trovare alcune soluzioni. Come Chiesa ci aspettiamo che si possa facilitare l’accoglienza. Queste persone non le invitiamo, arrivano. Spero che non ci mettano bastoni fra le ruota, ma che le istituzioni ci supportino. Noi rispondiamo a quello che il Papa ci chiede. E chiediamo organizzazione e collaborazione. Siamo in prima linea, se arrivano delle facilitazioni, saremmo grati alle istituzioni”.