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Per quanto riguarda il sistema portuale, sotto la lente d'ingrandimento della numero europea alla Concorrenza sono finite le concessioni non a gara per durata di 30 o anche 40 anni. È un tema sul quale si discute da tempo e sul quale va registrata l'assoluta mancanza di intervento da parte dei governi che si sono succeduti nel corso degli anni. Eppure l'Italia avrebbe l'impellenza di agire, anche dal punto di vista giuridico.
A conferma di ciò, c'è il parere pro veritate degli avvocati Isabella Loiodice e Federico Mazzella, commissionato lo scorso novembre dal senatore ligure Maurizio Rossi, nel quale si ribadisce l'obbligo di gara sia per l'affidamento originario della concessione che per il suo rinnovo, oltre che il ruolo preminente svolto dall'evidenza pubblica nei principi dell'Unione Europea.
Capitolo Rai. Nel mirino della commissaria europea alla Concorrenza c'è l'affidamento del servizio pubblico radiotelevisivo senza gara. L'attuale concessione scade il prossimo maggio ma il Ddl di recente approvazione dà quasi per scontato che verrà riaffidato alla Rai. Una decisione che sarebbe in contrasto, appunto, con i principi europei, che prevedono di mettere a gara qualsiasi tipo di concessione statale.
E allora cosa potrebbe accadere? L'articolo di Fubini non lascia dubbi sul carattere inflessibile della Vestager, che con tutta probabilità deciderà di andare a fondo su tutti i dossier presenti sulla sua scrivania, non ultimi quelli su porti e Rai. E "andare a fondo" a Bruxelles si chiama "procedura d'infrazione". Ed è quello il pericolo concreto che l'Italia sta correndo.
IL COMMENTO
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