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Stato di agitazione nella sede genovese dopo l’annuncio
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Il consistente dimagrimento della forza lavoro annunciato da Maersk pochi mesi fa a latere di un profit warming sui risultati 2015 ben al di sotto delle attese produrrà effetti anche in Italia. E lo farà grossomodo nelle misure medie previste (17% circa), come si apprende dai sindacati confederali, che dalla sede genovese della corporation danese hanno appena proclamato unanimamente lo stato di agitazione.

“L’azienda ci ha formulato l’intenzione di tagliare 9 posti di lavoro nel reparto finance ed è in attesa del responso di Copenaghen sulla quota di amministrativi che sarà sacrificata nel capoluogo ligure” spiega Mauro Scognamillo di Fit Cisl, evidenziando come Maersk a Genova sia passata in pochi anni da 504 a 130-140 dipendenti, 175 considerando le società nel frattempo inglobate (Seago e Safmarine).

“Una realtà ridotta al lumicino. Ma oltre a ciò, non è affatto chiaro quali siano le strategie della società: pochi anni fa chiusero tutte le sedi periferiche (fra cui Venezia, Milano, Napoli) per poi riaprirle l’anno scorso assumendo circa 20 persone. Ora invece è in arrivo questa mazzata, sebbene, nel mentre, sia stato avviato e sia a buon punto l’investimento sulla piattaforma di Vado Ligure, che può naturalmente aprire posizioni e prospettive nuove” prosegue il sindacalista.

“Vorremmo quindi innanzitutto chiarezza. Per questo abbiamo proclamato lo stato di agitazione e domanderemo un incontro alla Regione, mentre al management aziendale abbiamo chiesto di farsi sentire a Copenaghen, anche se, con gli azzeramenti dei vertici genovesi succedutisi negli ultimi anni, sappiamo che il peso dell’Italia nella sede danese si è significativamente ridotto” chiude Scognamillo. L’azienda non ha rilasciato commenti.

In collaborazione con Ship2Shore.it