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La società chiude anche se il Comune le deve 15 milioni
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Uno dei principali azionisti deve 15 milioni, ma anziché pagarli vota la messa in liquidazione della società. E prim'ancora, anziché dare il denaro alla medesima società, consentendole di andarsi a rinegoziare il mutuo presso la banca con cui l'aveva contratto - in nome dello stesso azionista - subentra con le necessarie garanzie nel mutuo stesso.

Risultato: la Fiera di Genova abbassa la saracinesca dopo una storia sessantennale e la banca, nello specifico la Bnl, si trova con il "regalo" di non dover iscrivere fra gli incagli l'importo del mutuo, servito per costruire il padiglione Jean Nouvel.

Dopo il danno, anche la beffa. Perché, raccontano fonti bene informate, quando poi la Fiera ha chiesto un'apertura di credito da 3 milioni per fronteggiare gli impegni più impellenti, la stessa Bnl ha risposto picche. Chissà se egualmente è avvenuto per altre pratiche aperte con la medesima banca da soci della Fiera come la Regione Liguria, ancora governata da Claudio Burlando, attraverso la Filse. O se ci sono altre posizioni del Comune e della Camera di Commercio che "triangolano" sempre con Bnl.

Questi aspetti tecnico-finanziari sono fondamentali per provare a leggere una delle più brutte pagine della gestione pubblica genovese. Certamente hanno inciso la crisi economica generale e quella del settore più in particolare, ma è sicuro che si sarebbe potuto fare di più e meglio per impedire la chiusura dell'azienda fieristica.

Anche i tempi sono dubbi. Se davvero si riteneva che non esistessero i margini per andare avanti, già un anno fa almeno si poteva arrivare alla stessa conclusione, visto che nel corso di questi ultimi dodici mesi lo scenario non si è sostanzialmente modificato.

Solo una cosa, anzi, è cambiata: prima c'erano una sessantina di dipendenti, ora sono meno di quaranta. Solo un caso, o bisogna ritenere che prima di procedere alla messa in liquidazione si è voluto ridurre l'organico (in gran parte, per fortuna, scatterà una ricollocazione nell'ambito delle controllate di Comune e Regione) per rendere meno traumatica e politicamente delicata l'operazione?

Da qualunque verso la si prenda, questa storia fa a pugni con il principio della sana gestione pubblica. E in attesa di sapere a quanto ammonta davvero la perdita di Fiera nel 2015, le stesse prospettive sono incerte. C'è il preciso impegno di andare avanti con le manifestazioni principali, a cominciare dal Salone Nautico, e nel frattempo si lavorerà per trasferire l'attività fieristica in capo alla Porto Antico, il cui presidente Ariel Dello Strologo nell'ultimo periodo aveva assunto lo stesso incarico in Fiera. Ma quale sarà la vera platea azionaria della nuova società?

La domanda non è oziosa, visto che il governatore ligure Giovanni Toti si è dovuto impuntare, nel corso di una recente riunione, per far parte della compagine e che anche pubblicamente aveva segnalato una "strana" ritrosia del sindaco Marco Doria sull'argomento, adducendo non meglio specificate questioni tecniche da chiarire.

Se ci si dovesse basare sulle esperienze precedenti, bisognerebbe declinare fin d'ora un sostanziale pessimismo sull'epilogo dell'intera vicenda. Paradossalmente, però, l'avvicinarsi delle elezioni comunali - il prossimo anno - potrebbe condurre a una qualche soluzione. Perché il Pd, al momento non pervenuto essendo tutto ripiegato su una feroce resa dei conti interna, prima o poi un colpo dovrà pur batterlo. Non può permettersi un simile disastro. Si tratta solo di vedere se la scelta sarà pasticciata come la premessa.