
"Le formazioni politiche, purtroppo, offrono spesso un'immagine più di rissa interna che di confronto di idee. Anche il referendum è stato un momento di lacerazione". Doria richiama la vicenda dei profughi ospitati in via Venti Settembre. "Sono stato lì - osserva Doria - e ricordo le persone che erano con me a sostenere insieme una battaglia di civiltà. Si tratta di persone che al referendum hanno votato in parte sì e in parte no".
Iniziano così a delinearsi le linee programmatiche. "Due termini per me sono indissolubili: sviluppo e solidarietà. Dobbiamo superare la stagnazione economica e tra i nodi da sciogliere c'è quello della finanza pubblica. Ad una politica di rigore ottuso dobbiamo sostituire una politica rigorosa che punti ad una corretta allocazione delle risorse e dia efficienza all'amministrazione pubblica contro gli sprechi ed evitando di perpetuare grandi e piccole rendite di posizione di carattere corporativo. Dobbiamo favorire investimenti pubblici ed anche privati".
"Ovviamente lo sviluppo di un Paese che sia resiliente, che guardi all'ambiente e sia capace di coniugare la prospettiva di sviluppo e la difesa ambientale". Doria indica due esempi che riguardano Genova: "Non riesco ad immaginare un futuro per la mia città senza un impegno, come quello che è in atto, contro il dissesto del territorio e non riesco neppure a immaginarlo senza un collegamento ferroviario più moderno con Milano". Insieme allo sviluppo, la solidarietà. "Il tema dei migranti è una cartina di tornasole su cui costruire alleanze - rimarca Doria - e per difendere il welfare nazionale e locale occorrono più risorse ma anche una loro allocazione corretta".
"Vedo un popolo che vuole e può stare insieme - conclude il sindaco - Vedo tre poli: quello di centro destra, il magma dei Cinque stelle e un popolo di centro sinistra. Il nostro compito è parlare a questo popolo partendo dai contenuti, con una nostra autonoma capacità progettuale, consapevoli dell' assoluta necessità di trovare denominatori comuni".
IL COMMENTO
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