
D’Alema lo strappo dal Pd di Renzi lo ha annunciato e anche se ha usato il latino, il senso del suo discorso è stato chiarissimo: se il segretario anticiperà il voto si andrà alla scissione. Esperienza non nuova nella storia della sinistra comunista italiana e foriera di ferite laceranti.
Perché Genova diventa importante? Semplice. Perché la nostra città non è mai stata renziana vera. In buona parte dei casi il renzismo in salsa genovese è stato una convenienza del momento, essendo diventati renziani ex convintissimi d’alemiani e bersaniani. Infatti, quando Raffaella Paita fu candidata da Burlando alle primarie a Genova nacque un movimento di ex (Montaldo, Benvenuti, e molti altri) che per comodità chiamammo Reduci, duecento firme che chiesero alla segreteria nazionale di pensarci bene e si schierarono nettamente con Cofferati.
A differenza dell’europarlamentare rimasero dentro il partito. Forse qualcuno pensò per tranquillità che si fossero spenti, che fossero tornati a giocare a boccette nei circoli anziani, che si spargessero nei boschi di Masone a cercare galletti da mettere sott’olio o che passassero le loro giornate a pescar bughe davanti a Vesima.
No. I 200 reduci non hanno mollato e ora chiederanno il conto e lo faranno anche al prossimo congresso regionale invocato dal commissario Ermini e la loro posizione forte inciderà su tutto, anche sulle alleanze che il segretario Terrile sta tentando di mettere in piedi contro i renziani oltranzisti.
C’è poco da sbuffare, ma Genova è storicamente bersanian-d’alemiana e ora nella piena crisi di Renzi questa posizione mai rinnegata e oggi riaccesa dal vecchio lider maximo potrebbe diventare una nuova rivolta.
Grane in vista per Ermini che spera di mettere centinaia di chilometri tra sé e la Lanterna. Se i renziani divisi e litigiosi non troveranno la quadra delle loro magagne il ritorno alla grande dei reduci sarà una passeggiata. E Renzi potrà cercare sindaci anche in tutta la Liguria ma servirà a poco.
IL COMMENTO
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