Torna l'appuntamento coi convegni crossmediali in Terrazza Colombo. 'Quale equilibrio tra gli interessi dei porti e le esigenze delle città che li ospitano?': questa la domanda al centro dell'appuntamento trasmesso in diretta streaming su Primocanale.it
A introdurre con le riflessioni sul tema porti e città il senatore Maurizio Rossi, membro della Commissione trasporti del Senato. La tavola rotonda sarà preceduta da una serie di interventi: Alessandro Laghezza, presidente dell'Associazione Spedizionieri del Porto della Spezia, e Giorgia Bucchioni, presidente e amministratore delegato di La Spezia Cruise Facility. Poi il punto di vista degli industriali savonesi con Alessandro Berta e quello delle imprese genovesi con Maurizio Caviglia, segretario generale della Camera di Commercio del capoluogo, e ancora Luciano Pasquale, presidente della Camera di Commercio Riviere di Liguria. Per Federagenti ci sarà il presidente Gian Enzo Duci.
Poi spazio alla round table coi protagonisti della politica e della portualità ligure. Ci sono i due presidenti delle nuove autorità portuali di sistema: Paolo Emilio Signorini per Genova-Savona e Carla Roncallo per Spezia-Carrara. Protagonista anche l'ammiraglio Giovanni Pettorino, direttore marittimo della Liguria. Quindi, le amministrazioni comunali: il sindaco di Savona Ilaria Caprioglio, l'assessore genovese allo sviluppo economico Emanuele Piazza e il sindaco della Spezia Massimo Federici. Modera Luigi Leone.
GLI INTERVENTI
Maurizio Rossi, membro della commissione trasporti del Senato (guarda il video) - In questa città non ci si parla più, non ci sono più i salotti di una volta. E non solo a Genova. Il problema che mi sono posto dopo questi tre anni in commissione trasporti è in che modo il porto si rapporti con la città. Ho cercato di essere uno stimolatore, in particolar modo coi vecchi comitati portuali, ma sono stato pesantemente criticato. Come se il porto fosse solo dei terminalisti, di quelli che ci lavorano, e non di tutta la città. Il futuro del porto corrisponde a quelli delle città che li ospitano: bisogna capire questa cultura. Deve esserci un cambiamento forte. E contestazioni sui comitati di gestione ci sono in tutta Italia. Nel Comune di Genova il sindaco Doria si è auto-indicato e Savona ha indicato una persona in dubbio di avere conflitti di interesse. Se fossero state fatte nomine diverse oggi i comitati sarebbero già operativi. Io scrivo ai presidenti delle autorità portuali da due anni senza ricevere risposta. Ho fatto una battaglia sul regolamento: il 5 agosto 2015 in Commissione trasporti ho detto che questo regolamento creava problemi sulle concessioni, perché senza gara non è detto che arrivi il meglio. Mi piacerebbe capire come fare in modo che il porto cresca. Vale più un teu o un crocierista? Diamo una mission alla città: se sarà turistica, mi piacerebbe avere qualche nave da crociera in più. Quando si parla di gigantismo navale intendiamo anche questo. E invece non se ne parla: c'è da una parte il porto e dall'altra la città. Le concessioni attualmente vengono date sulla base delle promesse di investimenti e traffici. Signorini ha detto che prima vuole verificare i piani industriali del passato. Oltre a questo, bisogna verificare cosa viene chiesto in cambio delle proroghe. Alla Spezia è stata data una proroga di 50 anni ai container in cambio di un investimento che non è mai partito. Penso anche alle autostrade, al mondo televisivo. Se venisse applicata la Bolkestein e certi stabilimenti venissero dati a imprese straniere, porterebbero flussi turistici importanti. All'estero sono impostate in modo diverso. Se poi fossimo una città prospera il sistema si potrebbe tenere così, ma siccome siamo oltre il drammatico dobbiamo valorizzare al massimo i beni che abbiamo. E il primo bene è il porto.
Alessandro Laghezza, presidente dell'Associazione Spedizionieri del Porto della Spezia (guarda il video) - Condivido tutto, soprattuttto quando si parla di monopoli. Siamo nel posto giusto per parlarne. Forse in nessun altro luogo come in Liguria i porti sono connessi alle città, che sono cresciute intorno ai porti. Ma rappresentano anche un fattore impattante, occupano spazio. Come trovare il punto di equilibrio? Il porto ha una valenza strategica che va ben oltre il locale: la logistica è parte importante dell'economia di una nazione, in Italia non è sviluppata come in altri Paesi europei. Nel 2015 il Governo ha affrontato il tema attraverso il piano nazionale della portualità e della logistica attraverso un affresco di massima per un sistema di massima. Ma i ritardi sono importanti. Ancora non si è messa mano alla tematica degli interporti. Ma noi siamo speranzosi, è un momento seminale, di riforma. I porti sono anche industrie che generano posti di lavoro. Spetta alle istituzioni raggiungere il punto di equilibrio tra il sacrificio del territorio e il ritorno importante in termini di crescita. È stato trovato? Alla Spezia ancora no. Nel 1995 operavamo un milione di teu, eravamo il primo porto, oggi siamo il decimo. Sono mancati gli investimenti: non è stato costriuito un metro di banchina dedicato alle merci. Le merci si sono trovate per vent'anni in uno stato di stagnazione. Nessun intervento è stato realizzato: i dragaggi, i tombamenti, il piano regolatore. L'enfasi sul crocierismo nasconde questi fatti. L'auspicio è che con questa nuova governance si riesca a dare impulso, si possano destinare le banchine del Fornelli e del Garibaldi alle merci.
Giorgia Bucchioni, presidente e amministratore delegato di La Spezia Cruise Facility (guarda il video) - Porti e città: due definizioni che non sono mai andate a braccetto. Senza capire che le città che sono nate sul mare hanno un vantaggio strategico e competitivo su tutte le altre. I modelli di sviluppo finora validi hanno dimostrato pecche e carenze, e non esistono più. Bisogna aprirsi a una visione più ampia. È un problema culturale e di competenze: si trova una certa resistenza a far comprendere alla cittadinanza l'importanza dei nostri porti, come invece avviene altrove, per esempio a Rotterdam. Noi siamo imbrigliati da ricorsi al Tar e siamo ancorati a rendite di posizione che hanno portato a un vero immobilismo. Ad oggi le banchine sono l'unica fonte di business per la città e i dintorni. Abbiamo pagato scontri politici tra istituzioni che hanno fatto scontare al territorio un grande ritardo e un calo del traffico merci e crociere. La politica spesso detta le norme di sviluppo: il segretario, il presidente devono essere prima di tutto persone competenti in questo settore. Recuperiamo il senso della competenza. A Spezia le crociere possono trovare un'altra collocazione, per esempio su Calata Paita come originariamente deciso con la costruzione del nuovo pennello. Tutto questo nell'interesse di tutta una città che può avere una ricaduta molto maggiore. Il caso crociere è emblematico: qual è la ricaduta occupazionale? Ad oggi i numeri di nuove persone occupate in questo settore non li ho ancora visti. Ognuno faccia il suo lavoro: una deriva che spesso vediamo è che l'ente pubblico, anziché aiutare il privato, si è appropriato di ruoli che non gli competevano. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Alessandro Berta, presidente dell'Unione industriali di Savona (guarda il video) - È un rapporto difficile, in parte coerente con ciò che la legge 84/94 ha costruito. Genova e Savona sono essenziali per il Paese, per tutta l'economia oltre l'Appennino, fondamentale perché l'Italia possa essere un Paese in cui la manifattura può competere col resto d'Europa. Per me è fondamentale la merce. Il rischio è quello di avere repubbliche autonome nelle autorità portuali troppo separate dalle loro città. Ci sono stati muri che rischiano di creare tensioni molto forti tra la cittadinanza e il porto. Per Savona il porto è la prima industria, e senza porto non avremmo le altre industrie del retroterra. La tecnica legislativa è stata pessima: con norme transitorie corrette oggi avremmo porti operativi. Savona ha affrontato il tema dell'interconnessione nel momento in cui è stata recuperata al turismo buona parte del porto ottocentesco. Ora c'è un ponte tra città e porto commerciale. Ma l'elemento fondamentale è l'uscita della merce dal porto: il più possibile via ferro, ma anche coi collegamenti stradali e autostradali. Se Genova continua ad avere una strozzatura è difficile che aumenti la merce. Ci potrà essere un po' più di traffico e inquinamento, ma quant'è l'impatto economico? Quant'è il valore aggiunto? La possibilità di carriera in questo settore è molto diverso - perdonate - da una o due commesse in più nel terziario. La zona dell'alessandrino è colonizzata da imprenditori genovesi che li hanno messo le loro industrie manifatturiere. Senza collegamenti e senza il porto avranno serie difficoltà a lavorare. Se questo è il porto d'Italia deve avere anche poteri speciali, fermo restando che la città è più rappresentata di prima.
Maurizio Caviglia, segretario generale della Camera di Commercio di Genova (guarda il video) - Storicamente Genova è sempre stata separata dal porto e Renzo Piano nel '92 ha fatto in modo che i genovesi se ne riappropriassero. Adesso sentiamo tanto parlare di Blueprint. Dev'essere l'occasione per fare un salto di qualità per recuperare grandi spazi, tutto a beneficio della comunità. A noi non basta sapere che il Salone Nautico si faccia, abbiamo bisogno di sapere che sarà migliore dell'edizione 2016. È importante che l'Autorità portuale abbia presente che questa necessità per noi c'è. Parlando del porto di Genova mi trovo due buchi: ponte Parodi e l'Hennebique. Probabilmente un maggiore coinvolgimento dell'istituzione camerale il parlamento avrebbe potuto pensarlo. A noi avevano detto che nel 2016 sarebbe stato pronto il nodo ferroviario. Nel 2017 non c'è ancora. L'importante non è il progetto, ma il cronoprogramma: preferisco fare qualcosa di meno ma farlo in tempi certi. Noi sul nostro sito abbiamo un cruscotto: lì aggiorniamo i numeri di tutti i traffici del nostro porto. Speriamo che possano crescere, perché questo vorrebbe dire migliorare l'occupazione. Quando vedo i nostri giovani che vanno a lavorare fuori dal territorio è una sconfitta: vanno via perché non hanno prospettive. Se dovessi dare un criterio per le concessioni, per me la priorità è per tutti i soggetti che mantengono i quadri dirigenziali sul territorio. Noi non dobbiamo essere la delegazione di nessuno. E sinceramente, con tutto il rispetto per Milano, ma farebbe piacere che rimanessero a Genova e in Liguria.
Gian Enzo Duci, presidente di Federagenti (guarda il video) - Il porto è un elemento industriale se lascia ricchezza sul territorio: quello di Genova genera 5,5 miliardi di euro di tasse, di questo sul territorio resta una percentuale estremamente limitata. Dal punto di vista occupazionale, vediamo che Genova tra diretti, indiretti e indotti genera 54 mila posti di lavoro di cui 37 mila nell'area metropolitana In termini operativi sono più di quelli che Microsoft genera a Seattle. È giusto puntare solo sui container? No. La forza di Genova è quella di essere slegata dalla cultura del monoprodotto perché al suo interno ha tutte le vocazioni: la logistica marittima, l'industria anche di altissimo livello, ma anche lo yachting che ha ricadute perfino superiori alle crociere. Se penso al porto di Genova tra 20 anni, penso che avremo un mix con un ruolo ancora più spinto dell'inframed: la nostra vocazione è quella di porto regionale, e a quel punto elementi di valore aggiunto come container refrigerati e casse mobili genereranno un grande valore aggiunto. Crociere? Dobbiamo interderci: Genova e Savona funzionano perché è un porto di turn-around, è un porto che fornisce ottimi servizi alle compagnie. Diventare un porto di transito significa che cambia il soggetto: non più i servizi portuali ma la città in cui il crocierista vuole venire. Venezia interessa perché i crocieristi chiedono alle compagnie di andarci. Io non rinuncerei completamente a una vocazione di transito delle materie prime per quanto riguarda i carichi liquidi e quelli secchi. Il fatto che questa tipologia di argomentazioni si debbano ribadire chiarisce che il sistema portuale d'Italia ha un problema indiscutibile di comunicazione. Genova è messa meglio di molte altre realtà italiane. Qui abbiamo un supporto da parte degli stessi media: oggi i media liguri sono quelli che vanno sulle rassegne stampa nazionali in maniera unica e assoluta. A Genova si parla da anni di un bilancio sociale del porto, e oggi questi sono strumenti imprescindibili. Noi avevamo qua a Genova uno strumento eccezionale che nel 2015 ci è valso l'unica citazione del report dell'Aimo: il Genoa Port Center che abbiamo sostanzialmente chiuso. Credo sia un obbligo da parte dell'Autorità di sistema prenderlo in mano e ricominciare a educare i bambini a ciò che il porto. Sembra piccolo ma non lo è per niente: abbiamo la necessità di farlo conoscere perché se no il porto diventa uno strumento di manovra per masse non consapevoli.
Luciano Pasquale, presidente della Camera di Commercio Riviere di Liguria (guarda il video) - È nato prima il porto o l'industria? L'industria è nata grazie al porto, che ha dato un input molto forte. Poi è diventato un cluster che tende a guardarsi troppo all'interno e si è ripiegato su se stesso. Il capo della filiera è la nave, non il contenitore. Savona fa pochissimi contenitori. In questa filiera, dal punto di vista della competenza, deve cambiare la priorità. Quali sono gli aspetti da migliorare? Le infrastrutture, che hanno problemi di tempi e realizzazione. Abbiamo grandi idee: quello di Renzo Piano è un disegno, suscita grandi emozioni, ma poi non si realizza. Il rapporto con la città nella riforma dovrebbe essere stato risolto. Le crociere sono un'opportunità: su queste persone dobbiamo costruire un modo per rimanere nella loro testa. Non si fermano a Genova e Savona, ma possono tornarci. Noi dobbiamo riuscire a farla diventare un'opportunità. Da questo punto di vista c'è tantissimo da lavorare. Nel rapporto tra territorio, città e porto serve equilibrio. Devono arrivare sempre più navi. Ci vuole un sistema organizzato con efficienza, bisogna sapere che siamo dentro un contesto competitivo rispetto all'Europa. Questa è la sfida che dobbiamo vincere. Il porto non dev'essere una municipalizzata del Comune: se questo accadesse, perderemmo l'economia portuale.
LA ROUND TABLE
--- Turismo e bitume, il caso di Savona ---
"Dobbiamo trovare una nuova vocazione e la prima è quella che arriva dal porto, che dovrà diventare turistico - chiarisce subito il sindaco Ilaria Caprioglio - e va da sé che il bitume non può starci". Si punta decisamente sui crocieristi: "Se uno sta per quattro ore in città poi racconta Savona: la città dei papi, del chinotto, dello sport". Ma perché la scelta di Rino Canavese per il comitato di gestione? "Secondo me aveva la competenza e l'autorevolezza per mantenere alto il nome di Savona in questo momento di estrema confusione", risponde il sindaco.
--- L'idea di Signorini per Genova porto e città ---
"La relazione porto-città gira tra community portuale, industria e pianificazione - spiega il presidente dell'autorità portuale di sistema - fare squadra significa sedersi a un tavolo più grande. Questa cosa però va decisa. Fare sistema vuol dire che le istituzioni si devono mettere insieme agli imprenditori".
--- Il ruolo difensivo della politica ---
È possibile sperare in una politica 'con la schiena dritta' che difenda i porti? Risponde l'assessore Emanuele Piazza: "Anzitutto ricordiamo che incidiamo sul Pil dell'economia del mare come nessun'altra città in Italia. Città come Genova sono città portuali, non città con un porto". E allora perché nessuno difende il Salone Nautico nel momento in cui il Governo non lo finanzia perché le associazioni di categoria non sono d'accordo? "La città e la Regione devono dire molto chiaramente che il Nautico si farà". Ma senza i soldi del Governo? "Questo lo vediamo, ne parleremo con Scalfarotto".
--- Il caso della Spezia, città dentro il porto ---
"La nostra città è quasi in un fiordo: c'è un muro che parte da Cadimare, si interrompe dopo l'arsenale e poi riprende con il porto - inizia il sindaco Federici - ed è un caso che non può essere lasciato ai comitati". Secondo il primo cittadino "La Spezia è stata una città d'avanguardia, negli anni 80, mentre altri erano fermi a discussioni medievali. Non è vero che la politica ha un atteggiamento conservativo". Quali devono essere le compensazioni, in una città che dista 10-15 metri dal suo porto? "Il lavoro e la presenza di centri direzionali in città. Le infrastrutture: da 30-40 anni parliamo della Pontremolese. E la capacità dei porti di essere moderni: l'ecologia, l'elettrificazione".
--- La Spezia e i progetti di sviluppo ---
Per quanto riguarda il rapporto con la città, una delle priorità per la presidente dell'autorità di sistema, Carla Roncallo, è la creazione di fasce di rispetto per i quartieri di Levante. Per la parte centrale sono diversi i progetti: "Anzitutto il nuovo molo per le crociere, poi il nuovo piano regolatore". E l'inchiesta giudiziaria? "Ci sta condizionando, ogni giorno bisogna produrre carte e fascicoli, ma non sarà così per sempre". C'è una differenza nell'atteggiamento delle due regioni, Liguria e Toscana, coinvolte nel nuovo sistema Spezia-Carrara? "Ho trovato estrema collaborazione da entrambe - spiega - Anche a Marina di Carrara ci sono diversi progetti in corso".
--- L'importanza degli addetti ai lavori ---
L'ammiraglio Pettorino, direttore marittimo della Liguria, per mesi è stato il commissario dell'autorità portuale. La riforma porterà a un equilibrio tra porti e città? "Il risultato deve essere questo - dice - ma occorre anche avere un po' di orgoglio. Forse esiste un deficit di capacità decisionale". Ma il punto centrale è sempre la nave, il vero soggetto dei porti: "Le navi crescono più velocemente delle infrastrutture. Lo scorso anno ne sono arrivate 6.700 a Genova, sempre più grandi. Sono importanti i servizi tecnico-nautici per assicurare il funzionamento del porto. A questi soggetti bisogna dare la massima attenzione, questa ricchezza va mantenuta". E in conclusione cita l'ultimo viaggio della Concordia e l'importanza della nuova Torre Piloti.
Tutto in streaming su Primocanale.it ma anche in tv. Su Primocanale, canale 10 del digitale terrestre, passaggi alle 13, 20 e 23. Su Primocanale Tg24, canale 11, alle 14, 21 e 24. Tutto il convegno sarà memorizzato e visibile su terrazzacolombo.it e primocanale.it
porti e logistica
L'equilibrio tra gli interessi dei porti e le esigenze delle città che li ospitano
Appuntamento in Terrazza Colombo in diretta streaming
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