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Se scuola non ha piano studio disabili va condannata per danni
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 Per applicare a una azienda l'interdittiva antimafia, provvedimento emesso dalla Prefettura, non basta la parentela con esponenti della criminalità organizzata, ma servono prove di frequentazioni o di comunanza di interessi per stabilire che vi sia il rischio di una infiltrazione mafiosa.


E' una delle sentenze più importanti emesse lo scorso anno dal Tribunale amministrativo della Liguria e illustrate dal presidente Giuseppe Daniele nel corso dell'inaugurazione dell'anno giudiziario. Il caso riguardava una ditta di autotrasporti che si occupa dello spostamento di rifiuti per conto terzi a cui il Prefetto aveva applicato l'interdittiva antimafia con la quale si vietano rapporti di lavoro per enti pubblici. "Il timore del condizionamento mafioso - scrivono i giudici regionali - deve emergere da elementi concreti e univoci, indicativi di un concreto e attuale pericolo di infiltrazioni della criminalità organizzata nell'attività imprenditoriale". Un'altra sentenza ha affrontato il tema della disabilità a scuola e dei piani educativi appositi che l'istituto deve approntare. Il caso riguardava un alunno disabile bocciato. "Se il plesso scolastico - hanno sentenziato i giudici - non offre una offerta formativa idonea ciò comporta una lesione del diritto all'integrazione dell'alunno portatore di handicap. Deve ritenersi provato il danno non patrimoniale patito dal giovane, che viene bocciato, in termini di sofferenza emotiva. E' infatti noto che la valutazione negativa nei confronti di un ragazzo molto giovane determina uno stato di sofferenza e frustrazione perché a risultarne colpita è l'immagine che l'individuo ha di sé".