Pochi centimentri di luce in verticale, i new jersey che si staccano. Un attimo per gli occhi umani sicuramente non per i mezzi tecnici che da ieri stanno lavorando per il taglio e l'abbassamento di una parte del moncone Ovest di ponte Morandi: 36 metri di lunghezza, 18 di larghezza per un peso di quasi 900 tonnellate.
Di questo sabato mattina ventoso e umido qui sul torrente Polcevera su quel famigerato "ponte delle ratelle" non dimenticherò le 8.15 davanti a quella luce che inizia a filtrare sempre più tra i New Jersey. E' come se il cuore si fosse fermato, il mio insieme a quei pochi residenti che dalle prime luci della mattina erano sulla passerella che collega via Perlasca e via 30 giugno a vedere l'avanzamento dei lavori. Quei 36 metri che scendono verso il basso fanno scendere il silenzio, riempiono gli occhi di lacrime a chi è qui, ai residenti di Certosa, a chi vive a ridosso del cantiere, a me che ormai da molti di loro mi sento adottata.
Per nessuno qui in Valpolcevera questa operazione di alta ingegneria rappresenta una festa. Tutti quelli che passano e guardano quel rettangolo che una volta faceva parte di ponte Morandi scendere hanno gli occhi lucidi. In tanti non vogliono parlare e fanno fatica ad alzare gli occhi e guardare quei 36 metri. Tante macchine fotografiche, tanti cellulari ma soprattutto tanti occhi. Occhi di chi ha vissuto una vita all'ombra rispetto al ponte di Brooklyn e oggi vede simbolicamente l'inizio della demolizione perché quel pezzo che si è staccato scatena in tutti sentimenti contrastanti. Porterò sempre con me i primi minuti dell'abbassamento, porterò sempre con me le lacrime delle persone soprattutto anziane che lo hanno visto costruire e poi crollare in una mattina d'agosto. Le persone di Certosa oggi non festeggiano con gli occhi lucidi guardano un ulteriore pezzo di loro che sparisce dalla vista.
Per le persone di certosa, per me che ho vissuto giornate, settimane, mesi da quel 14 agosto in mezzo a loro, con loro è difficile raccontare cosa significa vedere quei 36 metri abbassarsi. In quei primi momenti con poche persone con nessun rumore di macchine fotografiche anche professionali in giro, in quel silenzio, in quei 36 metri anche i miei occhi sono diventati lucidi e ho fatto fatica a trattenere in gola le lacrime, io in quei 36 metri vedo e rivedo il 14 agosto, vedo come tutti qui in Valpolcevera un ponte che non doveva crollare e 43 vite spezzate alle 11:36 del 14 agosto 2018.
cronaca
Il silenzio e la luce, in quei metri sospesi le 43 vittime
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