Urla e colpi alle inferriate. Così i detenuti del carcere di Marassi hanno protestato contro la decisione del Governo di sospendere i colloqui per l’emergenza coronavirus. Come già accaduto nelle case circondariali di Modena, Padova, Milano, Frosinone, Poggioreale, anche nel capoluogo ligure ci sono stati momenti di tensione nella serata di ieri domenica 8 marzo. !n tutto sono 27 le carceri dove si stanno svolgendo proteste da parte dei detenuti, alcuni dei quali chiedono l'amnistia a causa dell'emergenza Coronavirus. Gravi disordini si registrano nei carceri di San Vittore a Milano e di Rebibbia a Roma, dove - oltre a bruciare diversi materassi - alcuni reclusi avrebbero assaltato le infermerie.
I carcerati hanno iniziato a sbattere le stoviglie contro le sbarre delle loro celle e a urlare e alcuni hanno anche bruciato le lenzuola. "Il peggio potrebbe arrivare - spiega il segretario regionale del Sappe Michele Lorenzo - quando i detenuti si ammasseranno per le scale per potere usufruire dell'ora d'aria. E quindi potrebbero inscenare proteste più violente". All’inizio dell’emergenza Covid-19, era stato limitato il numero dei parenti in visita. Con il decreto del Consiglio dei Ministri dell’8 marzo 2020 colloqui si svolgeranno in modalità telefonica o video. Inoltre, vengono limitati i permessi la libertà vigilata e si raccomanda di “modificare i relativi regimi in modo da evitare l'uscita e il rientro dalle carceri, valutando la possibilità di misure alternative di detenzione domiciliare”.
“Sono momenti drammatici e convulsi nei quali da donne e uomini di Stato pensiamo per prima cosa a difendere le istituzioni democratiche e la sicurezza dei cittadini, dunque abbiamo notizie del tutto parziali e frammentarie, ma univoche nel raccontare gravi tensioni e disordini in molti istituti penitenziari del Paese. Solo ieri sera, da ultimo, avevamo detto che le carceri finiranno per essere il banco di prova finale del Governo, anche perché nessuno che conosca il carcere poteva non sapere quello che si sarebbe verificato”, spiega Fabio Pagani , per la UILPA Polizia Penitenziaria.
“Lo ribadisco – continua ancora il leader della UILPA Polizia Penitenziaria – non si dica che quanto sta accadendo è per il coronavirus, ma è con il coronavirus, perché il grave stato emergenziale che attanaglia le carceri, i detenuti e chi vi opera è in essere da troppo tempo e solo l’improvvisazione di chi ha il dovere di gestirle politicamente, per conto dei cittadini, poteva non prevedere quello che sta accadendo in queste ore - ciò che ci preoccupa è il sovraffollamento e la gestione degli arrestati ( da porre in quarantena per 14 giorni) , posti disponibili sia a Marassi che ad Imperia sono esauriti . Ora – conclude Pagani – speriamo che si limitino i danni e tutto rientri nella normalità, ma immediatamente dopo nessuno potrà più far finta di niente!”.
cronaca
Coronavirus, stop ai colloqui nelle carceri: la rivolta dei detenuti di Marassi
Momenti di tensione nell'istituto penitenziario
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