cronaca

Pesci (Amt): "Ma serve rivedere il piano degli orari di ingresso al lavoro"
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Ripensare gli orari della città come ad esempio quelli di accesso al lavoro per ridurre la quantità di persone in movimento attraverso i mezzi pubblici. La fase due, quella della riaccensione del motore economico del Paese si avvicina sempre più. Uno dei problemi che devono affrontare le grandi città è quello di garantire il servizio di trasporto pubblico all'interno di uno scenario che per forza di cose cambierà rispetto a come era prima dell'emergenza Coronavirus.

Da Genova parte una proposta che arriva direttamente nelle scrivanie di Palazzo Chigi a Roma. "Bisogna cambiare le abitudini - spiega Stefano Pesci, direttore generale di Amt -. Suggeriamo di distribuire in modo diverso gli ingressi al lavoro, lo faremo noi per primi perchè stiamo studiando delle turnazioni che garantiscano che le persone non entrino tutte contemporaneamente negli uffici, servono provvedimenti a monte. Noi abbiamo tre grandi fasce di afflusso, quella tra le 7 e le 8 dove si muovo studenti e lavoratori, quello delle 12 dove si muovo soprattutto studenti e poi quella delle 17-19 dove i lavoratori si muovono per tornare a casa. Attuare una diversificazione dell'orario di ingresso vuol dire ridurre la quantità di persone che si muovono e distribuirle nel tempo" precisa Pesci. In vista della fase 2 siglato anche un accordo con Atp che consentirà a chi raggiunge Genova dal Levante di spostarsi con le linee Amt 15 e 31 con il biglietto della Atp (LEGGI QUI)

Ogni mese a Genova si registra una movimentazione con i mezzi pubblici di circa 12 milioni di passeggeri. Con le regole del distanziamento sociale, una a metro quadro, previste attualmente si scenderebbe a 4 milioni di capacità. "Questo vorrebbe dire inserire almeno tre volte i mezzi che abbiamo in funzione normalmente. Difficilmente il servizio così come è organizzato può reggere l'impatto di un distanziamento rigido, è un problema di tutte le aziende di trasporto" racconta ancora Pesci.

La perdite economica per le aziende di trasporto di tutto il Paese sono pesanti ma lo sguardo immediato si proietta verso le possibili soluzioni. La task force guidata da Vittorio Colao studia le misure da adottare. A Genova si pensa a un aumento dei mezzi in servizio: "Ci vorranno più bus e la metropolitana in servizio a pieno regime. Per quanto riguarda la metropolitana abbiamo un progetto al momento attuabile sulle stazioni di Brignole e Brin per regolare i flussi in ingresso e uscita e separarli attraverso delle barriere con del personale che potrebbe anche contare il numero di passeggeri e regolamentare gli accessi. Auspichiamo ci sia l'obbligo di utilizzo di mascherine perchè questo potrebbe ovviare al problema del distanziamento sociale rigido. Inoltre manterremo la separazione netta tra la cabina dell'autista e il resto dei passeggeri, questo a tutela del nostro personale e ovviamente dei clienti, e continuerà la regolamentazione per quanto riguarda l'accesso e discesa dai bus solo dalle porte alle centrali e posteriori" spiega ancora Pesci. L'azienda ha già fatto partire da inizio emergenza tutte le misure igienico-sanitarie da seguire, suggerimenti e indicazioni che resteranno validi anche nella fase 2.

L'altro tema oggetto di richieste continue da parte della popolazione è quello degli abbonamenti. Causa lockdown soprattutto studenti e pensionati non hanno potuto usare i mezzi in quanto non potendo uscire di casa se non per commissioni da svolgere nel vicinato non hanno usato il servizio. La richiesta pressante è quella legata alla possibilità di un rimborso o di una proroga dell'abbonamento per i mesi in cui non è stato possibile di fatto utilizzarlo.

"Questo è un problema che riguarda tutte le aziende - racconta ancora il direttore generale di Amt -. La perdita di ricavi è spaventosa, ci ha portato da un livello 100 di ricavi a un livello 10 mantenendo comunque un livello alto di servizio. Ne abbiamo parlato con il Comune. Il problema deve essere risolto a livello nazionale. Le associazioni di categoria stanno spingendo affinchè a livello nazionale sia inserito un provvedimento con un fondo nazionale di ristoro per le aziende e soprattutto una quota da dedicare agli abbonati che hanno subito il danno, ma dobbiamo aspettare il decreto di Aprile".