
L'analisi, in particolare, si è concentrata sui dati dei venti tribunali più attivi nel 2019, cioè quelli che hanno gestito il maggior numero di nuovi procedimenti, evidenziando come delle 5.472 pratiche complessivamente aperte nei dodici mesi, il 35% sia stato preso in carico dai soli tribunali di Milano (1.019) e Roma (897), quest'ultimo con un importante scarto rispetto al terzo in graduatoria (Torino, 289).
Utilizzando lo stesso campione, emerge come i capoluoghi di Lazio e Lombardia siano anche i tribunali con il maggior numero di procedure pendenti, rispettivamente 5.196 e 5.023 (il terzo è Bari con 2.091, il tribunale con minor numero di procedure è Genova con 748), rappresentanti circa il 30% del totale dei procedimenti che al 31 dicembre 2019 risultano accumulati nei venti tribunali in esame. Analizzando lo storico e la variazione percentuale del numero di pratiche negli ultimi cinque anni di attività (2015-2019), si riscontra come nella maggior parte dei tribunali selezionati sia diminuito negli anni il numero di procedure aperte e di conseguenza anche il numero di situazioni pendenti.
Nel 2019 si sono state 48 nuove procedure fallimentari e 288 pendenti per ogni giudice. Il rischio concreto è che la pandemia ponga un freno ulteriore allo smaltimento delle procedure, che già era sovraccaricato alla fine dello scorso anno. Velocizzare i tempi e rendere più efficienti le procedure di recupero giudiziale è un obiettivo fondamentale per la ripartenza, per rimettere in circolo nell'economia reale capitali e asset finora congelati.
IL COMMENTO
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