Marco Fumagalli ha un bar a Recco. Lo incontriamo mentre, seduto nel suo locale impegnato nelle “briciole” consentite dall’asporto, l’unica modalità consentita in zona arancione, sta seguendo in streaming la transizione di Primocanale “Al servizio del pubblico” in cui si parla proprio delle polemiche sul festival, del rischio di assembramento, di tutto ciò che può comportare l’organizzazione a livello di sicurezza: “La mia prima considerazione è che mi domando se era il caso, in un periodo di crisi come questo, di fare il Festival. Il paese è in ginocchio, tantissimi settori stanno sopravvivendo a stento e il Festival è l’ultima cosa che viene in mente. Inoltre noi stiamo seguendo le regole con tutto ciò che questo comporta, invece là si parla addirittura di oltre duecento figuranti in sala?”.
Fumagalli la mette anche giù pesante sui costi che vengono sostenuti per la manifestazione canora: “Centinaia di migliaia di euro di soldi pubblici spesi per questo, sia per pagare il presentatore che tutto il resto, penso anche con i soldi di tutti noi derivanti dal canone... una follia. Si usassero per altro, ripeto, in questo periodo di crisi a causa del Covid e con la gente che non sa più dove sbattere la testa. Altro che Festival di Sanremo...”
IL COMMENTO
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