Politica

1 minuto e 15 secondi di lettura

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Gentile Direttore, il Suo invito paradossale ("se lei vuol far sentire il partito dell'astensione cominci ad andare a votare"), per quanto gradevole alla lettura, si basa sulla forza della consuetudine e della rassegnazione.
"Astenersi e voler partecipare al dibattito" non è "un controsenso" , ma ormai quasi - ripeto: quasi, avendo io votato - una necessità. Nel momento in cui ci si scopre non più rappresentati da alcuno, e si comprende che s'è fatto di tutto, ai piani alti, per ridurci in minoranza ed impedirci di contare qualcosa (ah, il piacere della "governabilità"!), resta ben poco da fare.
"Un pauroso deficit di cultura democratica" è quel che si avverte oggi.
Altro che andare a votare! Non è accettando il funzionamento del sistema di Potere, ma mettendolo in discussione che si può sperare di ottenere una vera, diffusa, consapevole cultura democratica basata sulla conoscenza, sulla partecipazione e sullo spirito critico, e non sull'indottrinamento televisivo o a mezzo stampa. Al momento attuale sopravviviamo sotto dittatura mediatico-puttaniera, conosciamo nomi e cognomi, e mentre la gente perbene, indignata, strappa la scheda elettorale di fronte alla scorta poliziesca per le suddette signore (per quelli come noi, invece, la polizia riserva democratiche manganellate), attendiamo pazientemente la domenica delle salme sperando di poter prima o poi riascoltare il battito di quel "cuore d’Italia" che "da Palermo ad Aosta/si gonfiava in un coro/di vibrante protesta".