
L’ultima puntata di “Offlimits sport” si è occupata di sport paralimpici. Un ambito su cui ci siamo già soffermati ma su cui è il caso di stabilire alcuni punti fermi.In primo luogo si deve assolutamente abbandonare quell’approccio velatamente pietistico con cui molto mondo giornalistico e lo ammetto senza problemi, anch’io, ci si è spesso accostati eludendo alla fine il nocciolo del problema. Quello che ha mostrato chiaramente Andrea Cadili nuotatore delle rari Nantes Sori, non vedente e con problemi fisici è che queste persone sono portatrici di un messaggio culturale e viene da dire addirittura filosofico di portata straordinaria per lo sport e più in generale per le giovani generazioni. “Con quello che sono riuscito a fare io con i miei problemi figuratevi quello che potreste fare voi…” questo è l’invito che Cadili rivolge alle scolaresche che incontra ma che idealmente rivolge a tutti noi disabili non fisici ma sempre più fossilizzati nelle procedure, nelle burocrazie e nelle mediazioni. In secondo luogo, la politica sportiva quando pensa (posto che ci pensi) a migliorare gli impianti e a costruirne dei nuovi per consentire a sempre più persone di praticare sport, deve ripensare al senso della frase “sport per tutti” laddove “tutti” non e un termine generico ma coinvolge in termini di pensiero una rivoluzione straordinaria per il mondo dello sport. Un codice di comunicazione e di rapporto universale che metta in circolo “per tutti” le energie mentali, motivazionali e psicologiche dei vari Cadili e Podestà non per una concessione pietistica ma per un pensiero strutturato in grado di offrire alle nuove generazioni modelli sani e anticonvenzionali, fuori dagli abusati clichè delle velina e dei calciatori ricchi e famosi che sembra essere l’unica chance che il mondo adulto pare capace di offrire. Per il mondo istituzionale dello sport una sfida, l’ennesima fuori dall’autoreferenzialità sclerotica e dalle atmosfere stantie e polverose delle autocelebrazioni laddove la vita ci viene raccontata, inmagginabilmente, come un bene prezioso che ale la pena di essere vissuto sino in fondo.
IL COMMENTO
Le strade dei “ragazzi partigiani” che raccontano gli eroi del 25 aprile
Ti ricordi Sergio Castellaneta, un anticipatore populista e non solo